Il cortile di giò

venerdì 2 luglio 2010

Saviano: il bisbiglio diventa grido

La parola scritta come mezzo e atto di denuncia contro una qualsiasi organizzazione che fa della illegalità la propria ragione d´essere è un atto dovuto perché il silenzio è pari alla complicità.
Questa in sintesi è la primaria volontà di Roberto Saviano giornalista e scrittore che ha fatto un´operazione tanto semplice quanto efficace: parlare di criminalità imputando!
La sua azione ha avuto come immediata reazione un consenso planetario. Sicché la voce di Gomorra da sussurro, bisbiglio diventa grido di allarme e accusa.
Giovanni Falcone, in: “Cose di cosa nostra“, dice che si può avere una mentalità mafiosa senza essere necessariamente dei criminali. Ed è proprio a costoro che si rivolge Saviano ovvero a coloro i quali pur non avendo un ruolo attivo, pur non sparando, pur non ricevendo alcun beneficio avallano il comportamento criminoso, lo tollerano e lo giustificano.
Così come un partito politico senza un tot di uomini e donne non può nemmeno presentare la sua lista alle elezioni, anche una camorra senza un minimo di consenso sociale non può agire sentendosi come, quasi, padrona del territorio.
Il pericolo per i camorristi sta proprio nel fatto che il bisbiglio di Saviano che diventa grido possa stimolare le coscienze “addormentate” della società civile del posto ed essere fonte di erosione di quel consenso di cui sopra che, come un partito verso la sua base elettorale, anche la camorra cerca costantemente nella comunità del suo territorio. Consenso che è più facile ottenere in una Regione come la Campania in cui non sempre le capacità delle persone trovano spazio nel mondo del lavoro, vengono riconosciute e premiate. Per i più deboli poi, quelli che non conoscono nessuno, è difficile perfino sopravvivere! A tal riguardo concludo con un passaggio di Giovanni Falcone in “Cose di cosa nostra” che dice: << In Sicilia per quanto uno sia intelligente e lavoratore, non è detto che faccia carriera, non è detto neppure che ce la faccia a sopravvivere. La Sicilia ha fatto del clientelismo una regola di vita. Difficile, in questo quadro, fare emergere pure e semplici capacità professionali. Quel che conta è l´amico o la conoscenza per ottenere una spintarella. E la mafia, che esprime sempre l`esasperazione dei valori siciliani, finisce per far apparire come un favore quello che è il diritto di ogni cittadino>>.

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