Il cortile di giò

lunedì 30 agosto 2010

Sto pensando che

Per me il blog è come il pantalone dell´anno scorso : ha buone probabilità che ti vada stretto! (crescendo a volte s` ingrassa pure). Pensi: “ ma che ho scritto! No! Non posso essere io quello…” e ti lasci travolgere dalla vita e dal mondo che là fuori scorre in nome delle cose da fare più che in quelle da raccontare.

martedì 24 agosto 2010

Duisburg un mese dopo

Ieri nella redazione dei giornali tedeschi è giunta una lettera aperta della Signora Nadia Zanacchi mamma di Giulia Minola morta schiacciata dalla folla nel tentativo di assistere alla love parade a Duisburg in Germania. Eccone uno stralcio:

Giulia war gerade dabei, zum Konzert zu gehen und zuzuhören, zusammen mit vielen, sehr vielen Jugendlichen, die wie sie Musik lieben.

Als sie mich um Erlaubnis und Rat gefragt hat, hat sie mir erklärt, dass diese Veranstaltung stattfindet im Gedenken an den Fall der Berliner Mauer. Dass diese Loveparade die Verneinung von Mauer ist, von Trennung und Intoleranz. Sie würde nach Deutschland gehen, einer sicheren und organisierten Nation. Sie war euphorisch und glücklich und fand hingegen einen Tunnel und in diesem Angst, Bedrängnis und Tod. Warum?

Menschliche Dummheit, Arroganz und Habgier: Das hat sie gefunden und mit ihr zusammen viele andere Jugendliche, die sich arglos und naiv auf diesen Nachmittag vorbereitet hatten und von der Feier schon so lange geträumt hatten. Jetzt ist nichts mehr geblieben: Nichts.
Sie glaubte an eine friedliche und bessere Welt.

Gerechtigkeit für Giulia und für die anderen Jugendlichen. Gerechtigkeit, Gerechtigkeit.

Cosi inizia la lettera:"Giulia stava andando ad ascoltare un concerto, insieme a tanti, tantissimi giovani che, come lei, amavano la musica. Quando mi ha chiesto il permesso e un parere, mi ha spiegato che era per ricordare la caduta del muro di Berlino, la cancellazione di muri, divisioni, intolleranze, sarebbe andata in Germania, in una nazione sicura, organizzata, precisa. Era entusiasta e felice ma ha trovato invece… un tunnel e in fondo a quello la morte. Perchè? (continua...).
Adesso non è rimasto più nulla, nulla. Credeva in un mondo pacifico e migliore. Giustizia per Giulia e per gli altri giovani. Giustizia, Giustizia".


Dopo la tragedia di Duisburg ho provato ad immaginare in quale situazione si sono venute a trovate quelle centinaia di migliaia di persone strette, ammassate l´una contro l´altra. Un fiume di gente che a malapena riusciva a fare un passo nella calca asfissiante. Ragazzi perbene, mescolati a padri e madri di famiglia ed a giovani e non, già fatti di crac e alcol. Una promiscuità voluta, cercata, concretizzata sotto i tunnel che portano alla spianata (di terriccio) a ridosso della ferrovia, dove Dj ambulanti si scatenavano e scatenavano la folla urlante.
Conosco Duisburg, conosco i luoghi del disastro, una tragedia per certi versi annunciata perché quel posto non è adatto ad accogliere così tante persone in una sola volta. Un ingresso unico in cui si è creato un grosso imbuto dal quale era difficile defluire anche perché privo di uscite laterali.
Ho visto gente camminare sulle teste degli altri, le foto che ho potuto esaminare hanno reso una testimonianza crude e agghiacciante di ciò che è successo.
Per questo accolgo e faccio mio il grido di dolore e di giustizia invocato in questa missiva dalla Signora Zanacchi.
In Germania stanno lavorando per accertarne le responsabilità e per dare una risposta alle famiglie delle vittime. Non credo che faranno sconti a chicchessia.

venerdì 20 agosto 2010

Pagine di diario di un adolescente: il breve tempo



Mi rendo conto di come i tempi cambiano in modo automatico e rapido. Mi accorgo del non ritorno. Vivo un tempo scandito da ritmi blandi. Ho paura di non farcela. È un continuo distruggere e ricostruire ma le fondamenta sembrano durare sempre meno. Un crollo!
Oggi è anche una giornata d´estate, sudare tanto senza aver fatto niente mentre tutt´attorno sembra immobile e stanco. Eppure qualcosa succede in queste vie, forse il silenzio nasconde grandi tragedie. Non c´è consapevolezza ma nemmeno certezza e allora tutto diventa difficile. Non ho possibilità di domandare. Attendo e nell´attesa mimo me stesso. Vorrei tanto vestirmi e camminare senza scarpe, sentire un dolore nuovo perché questo è già passato.
Quante bugie dicono le canzoni! Era febbraio e nevicava forte, ero così felice! Un crampo al cuore questa estate! Follie notturne e mattinate comatose. Fuori la gente non ti conosce più. Si fa presto a togliere il saluto.
Non parlo, non volgo lo sguardo, non ti cerco nel pensiero. Ho sete e in questa mia sete c´è intriso un desiderio che non cede al silenzio e al rimpianto.

…mentre nella piazza si aggirava un venditore di anime

Cercai in un lungo viaggio
il breve tempo e lo ritrovai
e nel tempo ancora vidi la luce
i giardini d´incanto e
i doppi sorrisi.

giovedì 19 agosto 2010

Sulla società e la tecnica

...È proprio su questo che le menti più illuminate dovrebbero discutere ma non lo fanno anzi si adeguano al "nuovo" che avanza. In realtà l´uomo è schiavo della tecnologia; si é già visto che non può farne a meno soprattutto di quella futile e inutile. Ma l´uomo è anche schiavo della politica come forma di potere! sono due storture della società di non poco conto ma di cui nessuno si vuole occupare se non nei polverosi circoli di "intellettualoidi" o presunti tali! Il fatto poi che ne parli io, un non addetto ai lavori, è la conferma di questa non-curanza: il dottore non cura l`ammalato? Allora l`ammalato ricorre all`automedicazione con i disastri che sappiamo (non so se si capisce la metafora).

Gli utili delle imprese vengono affidati ai mercati finanziari e "bruciati" nel giro di qualche ora!
La società italiana, molto corrotta, fatta di "guardie" e "ladri" che si rincorrono tutto il tempo; la lotta che ne deriva per il potere... E un mondo che è fatto sempre più su misura per le lobby che sono un fenomeno planetario. La domanda é chi cura gli interessi dei deboli? Io? voi? E poi il valore dell`uomo: quanto vale una vita umana oggi? Perché se non vale più niente allora nessuno si meraviglierà della vecchietta che muore di fame e dei bambini che vengono uccisi nelle guerre etc.

Il benessere è là, in cima al monte, e tu da uomo ambizioso pensi: "io ce la farò andrò fin sopra quel monte e mi prenderò quello che desidero...". È chiaro che in questa corsa non ti curi degli altri! È una gigantesca caccia al tesoro giocata senza esclusione di colpi dove tutti possono partecipare e soprattutto è una caccia senza regole e, si sa, quando non ci sono regole, non é detto che vinca il migliore!

mercoledì 18 agosto 2010

Cossiga

Di Cossiga su repubblica.it ne fa un ritratto ben riuscito l´ex direttore Eugenio Scalfari che fu prima amico e poi nemico di un politico a cui personalmente non ho perdonato l´aver abbandonato Aldo Moro al suo destino di uomo morto per mano delle brigate rosse e sacrificato in nome dello Stato italiano.
Bisognava trattare e non lo fece, non lo fecero i suoi amici, non lo fece il pci. Cossiga e company non capirono che bisognava trattare la sua liberazione non per restituire Moro alla sua nipotina ma per scrivere con lui delle belle pagine di storia italiana.

Cossiga un personaggio pirandelliano

giovedì 12 agosto 2010

Uomini e donne contro

A tutti quelli che chiedono leggi più severe che possano mettere un freno alla escalation di violenze verso le donne rispondo che è pura utopia perché quando un uomo commette un crimine su una donna lo fa senza pensare alle conseguenze penali e lo fa con tutto l´istinto bestiale di cui il maschio è capace.

Le donne hanno “storicamente” buscato dagli uomini, ma quando, sfogliando i giornali, leggo di mogli, fidanzate massacrate, fatte a pezzi allora mi trovo di fronte a una novità! Una brutta novità figlia dei tempi che corrono.
Non è facile per me, maschietto di mezza età o quasi, affrontare questo argomento perché con tutto il dono della sintesi che la mia mente possiede penso che non si possa risolvere in quattro righe scritte in fretta e furia per il mio blog. Il rischio è quello di apparire superficiale e inutile a un dibattito che però non esiste o almeno io credo non esista se non in qualche sparuto programma tv in una estate italiana tutt´altro che esaltante.

Bisognerebbe affrontare la questione dal punto di vista sociologico, cercare di capire come è cambiato il ruolo della donna all´interno della società. Già! bisognerebbe… ma pur sempre di chiacchiere si tratta e qui purtroppo c´è bisogno di ben altro. Magari ci fosse la scuola della vita! quella che ci insegna a vivere nel rispetto del prossimo, uomo o donna che sia. Magari potessimo smettere di fare la guerra a noi stessi e iniziare ad amarci, ad amare quelli di cui nessuno mai s´innamora.

Uomini e donne che presi da mille e inutili cose da fare per rendere bello e sinuoso o muscoloso il corpo, si sono dimenticati dell´anima e l´istinto che prende il sopravvento sulla ragione diventa assassino pregiudicando ogni gesto che possa giustificare l´aver smesso di amare.
Uomini e donne contro! Contro l´umanità che ne esce sconfitta e umiliata, contro loro stessi, contro il sangue del loro sangue!

La crisi di valori rende l´uomo folle e in questa follia collettiva è difficile finanche trovare le motivazioni per rinsavire.
Oltre a una classe politica da rifondare c`è una società da rifare o almeno una idea di società da ricreare! Questo è quanto mi auguro che faccia l´Italia.

Volevo

Desideravo narrarti
le storie mai vissute
ancora parlarti di quel poeta
sconosciuto ai suoi versi
ora impazzito di vanità.
Volevo io che brucio
nel fuoco della rabbia
impotente.

mercoledì 11 agosto 2010

Sotto l´ombrellone


… Attualmente ho uno scambio di vedute con Di Pietro. Davvero! Ma, ti chiedo, sei sicura che Di Pietro abbia delle “vedute“ ? Quando lui parla faccio una gran fatica a capire cosa voglia dire. Se non sbaglio è stato un emigrante in terra teutonica poi, tornato in Italia, ha studiato Giurisprudenza è entrato in polizia giudiziaria , ha vinto un concorso in magistratura e da magistrato nell´ambito del processo “ mani pulite” si è accanito contro Bettino Craxi , facendo valere un principio giuridico basato su: “non poteva non sapere” ovvero responsabilità oggettiva al finanziamento illecito dei partiti! Poi è diventato ministro...
Ho semplificato troppo? Ha fatto qualcosa di più? Dimmi…

Ho un´immagine bellissima della figlia di Craxi. In occasione delle elezioni comunali a Vietri sul mare (che è il mio paese natale) tenne un discorso nella piccola piazza Amendola in una sera di primavera stranamente fredda e piovosa. Ad ascoltarla c´ero io e altre quattro persone! Pensai al carattere e alla forza di quella donna per nulla rassegnata al destino di portare un cognome di un padre “mariuolo”.

Sia chiaro, giudico soltanto la sua capacità politica. Di Pietro è persona rispettabile così come De Luca e non capisco l´epiteto di delinquente a un uomo che credo sia il meno peggio! Non so a cosa ti riferisci qual è l´episodio delinquenziale, forse qualche inchiesta sul suo operato da sindaco? Il sea park? I rifiuti? Chiunque opera è sotto il fucile della magistratura a torto o a ragione. E se avrà torto sarà giusto che paghi.

Nei primissimi anni 90 presi la tessera dell´allora PDS ed entrai a far parte della sinistra giovanile. Frequentando la sede della federazione provinciale ebbi occasione di incrociare De Luca. Mi sembrò una persona dal carattere deciso con un modo di fare sbrigativo, ambizioso (a me incuteva timore) e infatti di li a poco sarebbe diventato sindaco di Salerno. La mia esperienza fu breve e infruttuosa. Ben presto capii di aver fatto un errore; capii che quello non era il mio mondo; la mia coscienza “sporcata “ parlava un altro linguaggio, non avevo quella dose di crudeltà necessaria, non vedevo l´avversario come il nemico, non avevo strategie, non ero abile a tessere trame ed ero soprattutto privo di quell`inclinazione al compromesso tipica dell´ ambiente.

De Luca non ha vinto le elezioni regionali per una questione di tifo calcistico. I napoletani non sopportavano l´idea che un tifoso della salernitana calcio potesse essere il governatore della Campania.
Peraltro non è nemmeno di Salerno ma della vicina Basilicata. I salernitani hanno un carattere mite come tutta la gente di mare, sono dei “bonaccioni”, poveri ma con un cuore grande. Peccato che il 70% di quelli che abitano a Salerno vengano dalla vasta provincia del Cilento, dalla Basilicata e perfino dalla Calabria; perlopiù figli di contadini con la laurea in tasca che hanno un solo scopo: fare i soldi!

Hey, sei piuttosto “fumino” ti infiammi facilmente. Sulla lingua non hai peli? Chi te lo fa fare? Perché cotanta rabbia? Non è forse meglio volgere lo sguardo dall´altra parte e continuare a sognare? Tanto non è l´uomo che potrà salvare il mondo! Non credi? Ma se a te va, la prossima volta parliamo di Berlusconi, tanto per farti incavolare ancora di più. Mi piace anche il tuo lato “infiammabile” sai (basta non scherzare troppo con il fuoco- penserai).

domenica 8 agosto 2010

La luna

La luna, da sempre, è stato l’astro che più di tutti ha ispirato gli uomini.
Perché più vicina e visibile?
Penso, piuttosto, che tale fascino nasca dalla sua mutabilità. Non a caso veniva venerata come divinità femminile.
Nelle varie parti del globo, le stelle cambiano, secondo la bizzarria della latitudine e della longitudine; ma la luna, la tenue e dolce luna, resta sempre lì, pur mutabile nella forma e nel colore; nell’essere e non essere visibile, tutta o in parte. Bianca, fredda e pallida. Gialla o, a volte, di un caldo colore intenso, quasi rossa. Insomma, sempre diversa.
Odiata, amata, temuta, rispettata e maledetta. Come una donna ma, quale dea, ancor più donna e, come tale, oggetto di un numero incalcolabile di poesie, specie in periodo romantico.
Leopardi, Shelley, Baudelaire, e tantissimi altri, conosciuti e non, che individuano, nel volto pallido della luna, tutte le loro tristezze, malinconie e amori verso la donna, verso il richiamo della natura ancestrale che è insito nella femminilità, con l’eterno miracolo della procreazione. Azione che si ravvisa nel continuo rigenerarsi della luna, attraverso le sue fasi: nascita, crescita, vecchiaia e morte ma che, all’infinito, rinascerà ogni 28 giorni circa.


Una luna che sogna e, come ci dice Baudelaire, fa sognare.
Languida, mollemente sdraiata su mille cuscini, mentre lascia cadere sulla terra, pallide lacrime, raccolte furtivamente dagli uomini, per nasconderle ai bagliori del sole.
Oppure “Graziosa”, nell’aggettivo leopardiano, dove s’intende, non solo come bella ma, anche gentile, educata. Poiché, silenziosa, ascolta le tristezze presenti del poeta e le passate speranze della gioventù. Ma anche, “giunta ai confin del cielo” (Il tramonto della luna).
Insomma, per ognuno, una luna “su misura”, fatta a grandezza di pensiero.
Un astro malinconico che si avvia verso un’epoca quasi “irriverente”, passando, con il decadentismo, attraverso l’ultimo sprazzo di fulgore e fascino, eternata da Gabriele D’Annunzio, quale “Falce di luna calante”.
Una luna che ha retto ai millenni, persino osannata nelle liriche cinesi, nei versi arabi che si perdono nella notte dei tempi ma … Ma ora?
Ora siamo nell’era spaziale, purtroppo per lei! Già un certo Keplero, rubò una parte del suo fascino, asserendo la poco fantasiosa teoria, secondo la quale, le orbite dei corpi celesti, quindi anche della luna, non erano cerchi perfetti. Sfrontato sino in fondo!
Come si può dire alla stupenda luna che non sia perfetta?
Poi, arrivò un altro irriverente di nome Galileo; il quale pretese di forzare la sua riservatezza o, come di moda oggi, “privacy”, come se le parole italiane non bastassero.
Insomma, questo ribaldo, ebbe l’ardire di guardarla da vicino, per mezzo di un astruso marchingegno chiamato telescopio. E, la sua sfacciataggine, non si fermò qui, andando ben oltre, asserendo la non perfetta sfericità e che, il suo viso, non era levigato come quello di una bambola di finissima ceramica, bensì, pieno di crateri. Un po’ vaiolosa!
Beh, diciamolo pure: non fu certo il colmo della finezza. Quasi quasi, con l’abiura …
Ne seguirono altri, ma i peggiori furono Einstein, Fermi e Von Braun, grazie ai quali, il 21 luglio 1969, alle 04, 55 (ora italiana), due bellimbusti, di nome Aldrin e Armstrong, grazie al “progetto Apollo”, scesero la scaletta del LEM, visti da tutto il mondo, per andare a passeggiare e saltellare sulla pancia della luna! Questo fu lo sberleffo peggiore. Almeno, lo avessero fatto senza dare nell’occhio, in punta di piedi! Senza renderlo di pubblico dominio!
Come andare con una bellissima donna, per poi raccontarlo a tutti!

In breve, cosa è rimasto di quel mondo di sogni? Di quel mondo arcano fatto di facce tristi o sorridenti della magica luna?

Cosa resta di quel mondo silenzioso e colmo di avventura?

Davvero tutto finito? Io credo di no!

Credo che il fascino e la voglia di poesia continuino, dal momento che, in quel lontano 1969, non si fece altro che coronare l’antichissimo sogno umano di poter andare proprio sulla luna, di conoscere e comprendere la sua vera essenza.

Già dal II sec. D.C., lo scrittore greco Luciano di Samosata, nella sua “Storia Vera”, immaginava questo viaggio, non con un razzo ma con una nave, ovviamente a vela.

Con Dante, poi, il secondo canto del Paradiso diventa quasi un trattatelo di scienza lunare: il divino poeta ha un dubbio riguardo a quale sia l’origine delle macchie lunari visibili dalla Terra.

Secondo lui le diversità tra le parti luminose e quelle scure, erano causate dalla diversa densità dei corpi ma subito, Beatrice, contesta l’opinione di Dante, dando una spiegazione di natura metafisica (dottrina dell’universale; scienza dell’assoluto; che va oltre ogni cognizione fisica. Come se fosse possibile!).

La conclusione che follemente ne scaturisce è che: “la maggiore o minore densità o intensità degli astri, o di parti di essi, è legata al diverso grado di compenetrazione nei cieli della virtù angelica”. Una visione fantasiosa e scientifico-religiosa tutta dantesca e pienamente medioevale. Ma forse, aveva semplicemente alzato un po’ il gomito! Anche perché, se si fosse preso la briga di dare un’occhiata a quanto asserivano diversi greci già 1500 anni prima di lui, avrebbe trovato ottime teorie molto vicine alla realtà.

Ma si sa, il male peggiore è quello di costruirsi la cultura a proprio piacimento e agio. Tanto per cercare di dimostrare l’indimostrabile.

Petrarca, contrariamente a Dante, per certi versi anticipando Leopardi, fa della Luna una metafora dei suoi stati d’animo malinconici e notturni:

“Io aspetto tutto’l dì la sera,

che’l sol si parta, e dia luogo a la Luna”.

Infine, l’astronauta della fantasia: Ludovico Ariosto, il quale catapultò il senno del suo Orlando Furioso sul nostro satellite. E, per andare a riprenderlo, la sua penna ed il suo ingegno, inventarono l’Ippogrifo, il destriero alato che condurrà Astolfo sulla luna.

La mancanza d’atmosfera respirabile, poco importa alla sovrana immaginazione.

In seguito, si pensarono i metodi più svariati: con mongolfiere, con palle di cannone e vascelli volanti. Persino in gigantesche bolle di sapone o su traballanti biplani di legno e tela.

Sogni!

Sempre sogni ad occhi aperti verso l’arcano e metaforico mondo femminile della poesia.

Per cui, non voglio credere che la scienza e le sue conquiste possano o vogliano ostacolare la fantasia degli ammiratori e cantori del pallido astro.

Forse, fantasia e scienza, possono andare più d’accordo di quanto non si sarebbe portati a credere.

Conoscere le montagne, i crateri e i “mari”, che fanno ormai parte della sua ben nota geografia (o sarebbe meglio dire: selenografia), non scoraggeranno le infinite confidenze di sognanti innamorati, presenti e futuri che, con languidi versi, sussurreranno i loro batticuori alla benevola e fascinosa luna; la quale, imperterrita, continuerà, gelosamente, a custodire i segreti d’ognuno, affidati per sempre al caldo vento dell’amore.

(Marinella Andrizzi)