Il cortile di giò

venerdì 26 aprile 2013

In attesa

In attesa di quello che succederà, se succederà e quando succederà (mi riferisco alle vicende politiche italiane) mi chiedo se le persone sono veramente felici ma in questa domanda esistenziale però  osservo che  non è importante sapere se è felice tizio o caio perché la felicità individuale è una condizione umana soggettiva. A me invece dovrebbe interessare  la felicità collettiva, quella che appartiene al mondo ed alla sua umanitá. Mi rendo conto altresì che non posso considerare il concetto di felicità senza posporlo al concetto di libertà non solo perché esso viene prima ma soprattutto perché senza di esso non può esserci nemmeno l´idea di felicità ed anche questa condizione non è libertà individuale ma universale.
Bisogna innanzitutto chiedersi se siamo veramente liberi prima ancora di chiederci se siamo veramente felici. Ovvero se di fronte ad una scelta siamo liberi di scegliere una alternativa, se questa alternativa esiste e nel caso non esistesse se sia opportuno o meno crearla. Una scelta è tale solo se vi è una alternativa. Si sceglie il bianco e il nero, la destra o la sinistra... non il nero o il nero, il bianco o il bianco.
Allora il compito di noi tutti e quello di capire se chi governa il mondo ci sta dando un´alternativa premessa indispensabile per una possibilità di scelta.

Tutto ciò che l´uomo produce in termini di beni e servizi entra a far
parte di quel mondo che la scienza chiama economia e la misura di questa produzione si chiama ricchezza. Il modo in cui si vuole creare questa ricchezza o meglio cosa si deve produrre e come si deve produrre per creare benessere entra a far parte di quella branca chiamata economia politica.
Nel corso della storia abbiamo assistito a cambiamenti economici importanti... Siamo passati da un´"encomia rurale" ad una a prevalenza industriale. L´Italia, in questo passaggio, non ha saputo industrializzarsi abbastanza nel mezzogiorno creando una spaccatura incomprensibile e mai sanata tra il nord e il sud. I governanti hanno cercato di sopperire puntando ad una politica di sviluppo del sud Italia improntata pressoché sui servizi esasperando lo statalismo assistenziale con assunzioni di massa nel settore pubblico con un esborso rilevante in termini di spesa collettiva. Altri paesi come la Germania e l´Inghilterra hanno dato fondo a tutte le loro risorse per creare ricchezza prodotta da imprese messe su da soldi privati reperiti attraverso il credito, creando molti posti di lavoro privati e pochi statali.
 Il capitale e il profitto sono stati gli unici credo che hanno ispirato le politiche economiche dei paesi ad ovest del muro di Berlino e l´evoluzione è stata senza dubbio il passaggio ultimo da un´economia reale a un´economia finanziaria... Paesi come USA, Inghilterra e Germania,  Francia, dopo la caduta del blocco sovietico, hanno spostato parte della loro produzione industriale dai propri paesi ai nuovi mercati del lavoro a basso costo, facendo così accrescere notevolmente il capitale d´impresa e creando holding sempre più ramificate. L´obbiettivo era quello di creare un´europa (almeno i paesi più importanti) pressoché priva di fabbriche ma piena di uffici finanziari ovvero  sedi in grado di gestire capitali derivanti da utili prodotti all´estero...
Questo progetto è in piena fase di attuazione: siamo adesso in una  economia finanziaria cioè "soldi che producono soldi" e non più merci che "producono soldi" (i paesi che producono merci sono poveri). L´Italia  con il suo sviluppo disarmonico, si è venuta a trovare in questa nuova fase economica con la parte sud del paese completamente paralizzata poiché questa parte, essendo stata negli anni del boom industriale, pressoché priva di imprese rilevanti a capitale italiano non può adesso essere centro di Holding  italiane.
È vero che c´é stata una certa industrializzazione  a partire dagli anni 50 ma il grosso delle imprese era a capitale straniero e con l`apertura della porta est Europa-Asia,  in Italia a partire dalla fine degli anni ottanta abbiamo assistito e stiamo tutt´ora assistendo ad una forte emorragia d´imprese "estere". Sono rimaste solo sparute  piccole imprese locali che però vengono schiacciate dall`alto costo del lavoro e dalla scarsa innovazione... I politici, ed è questo l´errore che si paga adesso a caro prezzo, hanno puntato sull´impiego pubblico statale come fonte di ricchezza nel sud anziché promuovere lo sviluppo industriale derivante da capitale privato autoctono.
In questo quadro secondo me è da trovare la maggiore sofferenza del sistema Italia rispetto ad altri paesi importanti europei...
Scelte sbagliate di economia politica, fatte da politici dallo sguardo corto...
E allora credo che adesso sia tardi... Credo che in un paese come l´Italia l´eliminazione del gap nord- sud sia impossibile da realizzare ed è per questo che L´Italia tutta deve iniziare, se non vuole smettere di esistere come nazione del comune sentire, ad immaginare una società diversa e farsi promotrice di un nuovo modello di sviluppo e sussistenza che sia sostenibile...
È proprio da questa Italia e da questa profonda sofferenza sociale che si deve partire per far sì che il resto d´Europa e del mondo  possa attingere  idee per poi poter creare quell´alternativa che ci dia veramente una possibilità di scelta... Senza queste idee volte a creare un mondo migliore non potremo scegliere : non ci sarà scelta.
I Politici hanno il dovere di tamponare questa emergenza, è il compito che a loro spetta ma i cittadini, le parti sociali hanno il dovere di interrogarsi sul proprio futuro e devono poter offrire ai governanti un modello di vita migliore. Noi tutti dobbiamo domandarci se siamo felici senza perderci nella ricerca della felicità individuale ma prima ancora dobbiamo chiederci in quale mondo vogliamo stare e soprattuto dobbiamo essere capaci di proporlo a chi questo mondo lo governa.
Il modello di vita socio-economico che adesso subiamo, certo prima o poi  sparirà ma nel frattempo sta portando come conseguenza inevitabile una povertà e una diseguaglianza sempre più estesa.

Oggi è il tempo delle riflessioni e non più delle grasse risate e l´Italia ha una grande occasione per essere promotrice di nuovi valori: non perdiamola.

La patata bollente

  • È Sabato 12 Novembre 2011 quando Silvio Berlusconi dopo una  giornata molto dura alle 21 sale al colle per rassegnare le sue dimissioni...
    Molti pensavano che fosse l´inizio della fine del berlusconismo e ancora oggi molti si chiedono perché il PD non abbia approffittato della debacle del cavaliere per chiedere con forza a Napolitano lo scioglimento immediato delle camere e  nuove elezioni. C´è chi crede sia stato un grave errore, può darsi, ma io invece penso che in quel periodo, come in questo, l´Italia fosse una patata bollente, troppo bollente per essere governata da un partito politico... certo il Pd avrebbe vinto le elezioni anche con ampio margine ma avrebbe dovuto fare il "lavoro sporco"  di chiedere  agli italiani sacrifici impopolari ed è per questo motivo che Berlusconi prima- con le sue dimissioni-  e il pd poi non hanno voluto assumersi questa responsabilità: sapevano che il prezzo da far pagare agli italiani  lo avrebbero pagato a loro volta con gli interessi nelle urne.
    E allora il lavoro sporco con l´aiuto di Napolitano lo hanno fatto fare al "bad boy" neo eletto senatore a vita Mario Monti che aveva una popolarità e un consenso attorno al 50% ma dalle urne ha raccolto soltanto un misero 10%.

    Le ultime elezioni  non potevano e non hanno proclamato un sicuro partito vincitore ma soltanto dei perdenti sicuri aventi il nome di Monti, Casini e Fini e la patata bollente Italia è diventata ancora piú bollente quando le camere si sono riunite per eleggere il nuovo Presidente che poi avrebbe dovuto dare a qualcuno l´incarico di governare. Mi viene facile dire che in questo paese i partiti sì hanno un´ambizione di governo ma soltanto quando le cose vanno bene! Quando c´è crisi e si devono chiedere sacrifici allora non conviene e il sistema Italia diventa una brutta gatta da pelare, la classica patata bollente che nessuno vuol prendere in mano da solo.