Il cortile di giò

giovedì 26 maggio 2011

Lampi di un giorno qualsiasi

In questa città piena di luci dalla mia stanza vedo un aeroplano sembra fatto di carta di giornale poi una strada e facce e sagome e noi che ce ne stiamo qui a guardare da dove vengono e come se ne vanno... Se in questo istante chiudessi gli occhi vorrei ritrovarmi con te in un posto tranquillo senza più grattacieli, metropolitane che s´intrecciano e confondono le nostre storie fatte di terra contadina e di vecchio mare. Nella mia stanza cerco di capire ciò ch`è rimasto di noi... Mi chiedo se c´é ancora un viaggio da fare insieme e se questa volta andremo più lontano... In questi lampi di un giorno qualsiasi ho ancora voglia di capire cosa siamo.

domenica 22 maggio 2011

Caro lettore ti scrivo

Non accetto l´idea che la gente m´ignori! Anche quando cammino per strada vorrei che mi osservassero con lo sguardo di chi brama... e invece io come un qualsiasi altro individuo, in genere (salvo rare eccezioni) trascorro l´intera esistenza circondato da milioni di persone che non mi vogliono, che non mi pensano e tantomeno mi desiderano... l´indifferenza è quella che incontro ogni volta che metto piede fuori dalle mura di casa... finanche nello scendere le scale o nell´imbarazzo "ascensoriale". Posso sentire il suo odore che coincide con l´umido "filaccioso" odore degli altri... e sappi che nemmeno mi consolo al pensiero di non essere il solo ad essere dribblato, schivato, evitato, discriminato, escluso, nella giungla metropolitana come nel paesetto provinciale. Se l´uomo è un animale sociale mi chiedo come mai trascorre la maggior parte del suo tempo a scansare ed a fottere il prossimo. Domanda insoluta... e non ti azzardare a darmi una risposta perché te la smonterei così come demolirei qualsiasi altro tentativo di giustificare la maleducazione e lo strafottente edonismo che gli italiani ostentano.
No, non sono matto e non faccio nemmeno finta di essere ad Hyde Park nello speakers`Corner ad improvvisare il mio delirante monologo... Dico solo o meglio scrivo solo delle cose che lasciano del tutto indifferenti chi le legge- tanto per restare in tema.
Ora schematicamente, scolasticamente, dovrei rispondere alle tue domande ovvero chi sono veramente… mentre invece a me piacerebbe scrivere sui massimi sistemi, annoiarti con le mie inconcludenti frasi di attore fallito che recita un ruolo non ben definito... medita ai bordi della follia ed ha pure pretese! In primis quelle di sapere tutto di te ancor prima di dirti tutto di me...
Non mi spaventa il fatto che anche tu resterai indifferente davanti a queste righe così ingarbugliate, disordinate, frutto del mio disordine mentale. Mi spaventerebbe invece la tua attenzione, la tua curiosità. Sono qui in attesa dei fuochi d´artificio!!! mi piace leggere storie "inedite". La tua lo è ??? Oppure sei il vuoto nel vuoto!!!
Già... chi sei, chi sono, chi siamo... Adesso, proprio in questo momento in cui i tuoi occhi si posano su queste parole, starai pensando a quanto farraginoso io sia ed a quanti puntini sospensivi ci sono nelle mie frasi sconclusionate. Si, mi piacciono!!! Adoro i puntini sospensivi perché lasciano spazio all´immaginario, a quello che le persone non dicono ma che si può leggere tra le righe... Non sono inutili orpelli ma spunti di riflessione, metafore mai scritte ma che si intuiscono nel mare delle combinazioni che l´alfabeto ci offre...
Che altro dire di me oggi, ora, nello stesso istante in cui qualcuno sta nascendo e qualcun altro sta morendo... Sono importante??? A cosa servo? Sono utile? Indispensabile?? Interesso a qualcuno??? Ho qualcosa da dire???
Mi accingo a concludere lasciando ogni aspettativa al caso, al destino, che per un istante ha voluto che io e te c´incontrassimo nel labirinto della rete, in quei terminali nervosi centro d´interesse che ci fanno comunicare nel cyberspazio attraverso i server e le memorie virtuali. E ricordati: solo apparentemente siamo liberi in questo mondo virtual perché anch´esso crea dipendenza.

Un saluto.

Giovanbattista

martedì 17 maggio 2011

Facce da facebook

Anche se avete ragione in tutto volevo ricordare a voi facce da facebook che i social network in primis servono a socializzare. Voi avete soltanto fiutato l´aspetto propagandistico e tralasciato quello interpersonale. Che dire poi delle stringate righe piene di nulla che pubblicate nella speranza che qualcuno le condivida. Dei vip o presunti tali che promuovono in modo eccessivo il proprio ego spinti dalla smania di successo che gli italiani con magnanima bonarietà attribuiscono pure al più ciuccio dei ciucci nel mondo dello spettacolo... Si sa: lo specchio spocchia!!

venerdì 13 maggio 2011

La vita tra il senso e lo scopo.

Ho sempre ammirato chi ha memoria e non soltanto quelli che ricordano date, nomi e volti ma anche chi si ricorda fatti e avvenimenti che per i più vengono bollati come acqua passata. Noi stessi siamo la sintesi del nostro trascorso. Cose ovvie, perfino inutile ribadirle qui, ma se mi guardo intorno sembra che certi concetti “stra_scontati” lo siano solo in apparenza; in effetti la maggior parte di noi guarda al futuro e dimentica il passato. Se dovessi citare degli eventi che vengono da molti ricordati citerei la nascita e la crocifissione di cristo oppure lo sterminio degli ebrei nei lager nazisti. Avvenimenti che sono entrati a far par parte della memoria collettiva e che vengono difesi e salvaguardati da istituzioni come la chiesa cattolica romana e le varie istituzioni ebraiche.
Nel mondo circolano voci che negano l´esistenza dei lager nazisti e sempre più forte è il coro che vorrebbe la chiesa di Roma più aperta alla modernità. Certo tutto è possibile, tutto si può fare ma credo che se mai ci fosse bisogno di nuove e più moderne regole queste dovrebbero essere dettate da chi si trova più in alto del papa… La chiesa ed i suoi gerarchi non sono altro che una matita in mano del signore: il disegno è suo come disse madre Teresa di Calcutta. Quindi coloro i quali vorrebbero più modernità dovrebbero fare un appello non al papa ma a Dio ed auspicarsi una revisione delle tavole date a Mosè da parte dell´autore.

Quando in Giappone è avvenuta la catastrofe di cui siamo a conoscenza credenti e non si sono chiesti, come sempre accade in questi casi, come mai Dio permetta tutto ciò, una domanda che forse incute timore ed è fonte di incertezze perfino negli alti vertici della chiesa.
Ho provato senza presunzioni di sorta a ragionarci sopra e sembrerà strano ma anche il mio cervello, non particolarmente dotato, è riuscito ad elaborare una risposta. Certo la mia è una congettura influenzata dalla fede che mi fa credere fortemente al fatto che il nostro corpo non è altro che il guscio che contiene qualcosa di più prezioso che è l´anima.
In realtà a Dio non interessa il nostro scheletro ricoperto di muscoli e quindi la morte e la sofferenza dell´uomo non è un avvenimento rilevante ed interessante. Essa è assegnata al caso, al fato, al destino ultimo. Gesù stesso quando viene crocefisso subisce atroci sofferenze eppure Dio non fa nulla per risollevarlo in quei momenti.
Il Signore ha creato l´universo con le sue leggi che una volte assegnate diventano indipendenti e quindi non più soggette ad alcuna volontà ed ha scelto un posto, la terra, dove l´anima assume una dimensione umana nel corpo che è materia ed attraverso lo spirito si esprime e compie atti che vengono vagliati e giudicati al fine di stabilire se meritiamo o no di esistere in un´altra dimensione fatta di sola anima e il luogo di esistenza di questa anima potrebbe essere il paradiso.
È qui sulla terra che veniamo giudicati. Noi viviamo per meritarci il paradiso o almeno un posto dove la nostra anima possa trovare la sua collocazione, questo è in sostanza lo scopo della vita e di conseguenza il senso della vita è un concetto che appartiene più a Dio che all´uomo.
In parole povere lo scopo della vita riguarda gli umani ed è quello di compiere atti idonei a far si che la nostra anima esista in un altro luogo preposto, mentre il senso della vita ci viene dato da Dio che crea l´universo e le sue leggi che ci permettono di vivere e morire. La morte sancisce il passaggio dell´anima in un luogo nuovo ma non ci è dato di sapere se in questo luogo ci sono regole, leggi e più in generale se la nostra anima sarà ancora una volta vagliata per stabilirne un ulteriore destino.