Il cortile di giò

lunedì 8 marzo 2010

Caffettino Caldo

Il caffettino caldo?

... Così mi capita da un salumiere di sentirmi stupido, volevo solo un etto di bologna e tu che pensi: squallido!

Erano gli inizi degli anni novanta quando andando in un negozio di dischi, mi imbattei in un LP in vinile la cui copertina mi piacque molto già al primo sguardo. Si trattava di "In viaggio" di Fabio Concato. Del cantante conoscevo giá qulache brano che le radio facevano girare in continuazione, ricordo in particolare Domenica Bestiale tratta dall´album Fabio Concato del 1982. Negli anni ottanta si usava nelle metropoli del nord e in particolare a Milano fare le gite fuori porta nei week-end e in questa canzone l` innamorato prometteva di portare la sua lei in gita in barca su un lago in una domenica appunto bestiale. Quasi un tormentone direi perché non c´era giorno e, soprattutto domenica in cui non venisse trasmessa, ed io li ad ascoltarla inerme e ad immaginare questa gita forse sul lago di Como mentre io, poco più che adolescente (14 anni), ero costretto a starmene a casa pur avendo molta voglia di partire.


Quegli anni, per me, passarono veloci e mi ritrovai ben presto a vivere in un paese il quale, di li a poco, sarebbe cambiato definitivamente con l´avvento di tangentopoli che, in qualche modo, segna il passaggio da un`Italia che aveva raggiunto il suo equilibrio nel potere pentapartitico a un`Italia che per la prima volta vedeva la prospettiva di essere governata da un partito di sinistra riformista senza alleanze che potessero risultare determinanti per il governo. Il lancio delle monetine verso Craxi davanti all´Hotel Raphael di Roma simbolicamente sancisce questo passaggio. L´Italia craxiana e corrotta lasciava il posto a un sistema politico nuovo e rinnovato al suo interno, alcuni partiti vennero demoliti e altri come la DC subirono un forte calo di consensi e fu in questo clima che, però, un tale Signor Berlusconi, fondatore della Fininvest, decise di scendere in campo e di fondare un proprio movimento chiamato Forza Italia.
Da allora fino ai giorni nostri gli scontri politici fra i principali contendenti non si sono mai placati anche se Forza Italia si è sciolto ed è entrato a far parte della casa del Popolo delle Libertà e il PDS, Ds sono entrati far parte del Partito Democratico.

Gli anni `90 come punto di non ritorno dal punto di vista politico? Direi di no, visto l´andazzo degli ultimi tempi dove la corruzione è tutt´altro che sparita, ma gli anni novanta segnano un punto di non ritorno anche nel sociale.

Nella canzone che da il titolo al mio intervento a certo punto l´autore canta: "mentre cercavo di posteggiare è sceso un pirla la catena in mano e mi ha detto: ma vorrai scherzare?... Tutti i rapporti sono ribaltati è questo qui il pericolo... Voglio rispetto, voglio umanità per me e per gli altri uomini".
Molto probabilmente quando il brano fu scritto era il 1992, anno da ricordare perché in Italia successe un fatto inedito ovvero lo sbarco di massa sulle coste pugliesi da parte di immigrati albanesi. Un fenomeno a cui l´Italia di quegli anni non era abituata. Immediatamente l´impatto sul territorio fu forte, inaspettato; ricordo lo stadio di Bari pieno di albanesi. Da quel giorno cambia anche l´atteggiamento degli italiani, il loro modo di pensare e di socializzare. Mentre la classe politica inerte, paralizzata dalle vicende giudiziarie e priva di lungimiranza - l´Italia era uno dei pochi paesi in Europa a non avere una legge sull´immigrazione- non era capace di fronteggiare o in qualche modo di governare il fenomeno e , soprattuto, il territorio era privo di strutture che potessero accogliere una siffatta massa di persone.

Gli anni novanta sono stati molto brutti, ma il fatto più inquietante è che che questo "oscurantismo" non solo non è cessato ma sembra abbia trovato nuova linfa e i fatti e gli avvvenimenti che si susseguono tutt´ora ne sono una testimonianza viva e reale. Corsi e ricorsi storici? Puo` darsi l´importante pero` e che l´uomo rimanga uguale a se stesso e non si trasformi in qualcos´altro da se in nome del finto progresso.





venerdì 5 marzo 2010

Io comunista così

Correva l´anno 1980 quando il formidabile Mario Brega in quel di Verdone: Un sacco bello, a un certo punto rivolgendosi all´amichetta hippie di Ruggero gli dice:"A zoccolè, io fascio!.. Io so comunista così!". Sono trascorsi trent´anni da allora e parlare ancora adesso di lotta di classe, di lotta political-borghese mi sembra assurdo in una società in cui regole e valori sono quasi del tutto azzerati. Eppure se drizzo le orecchie in quelle poche volte che vado in giro, se leggo nei forum non faccio altro che cogliere negli italiani la voglia di appartenere all´uno o all´altro schieramento politico e in questa appartenenza esternare odio per la parte avversa! Il patrono dei senatori Giulo, quello che come lui stesso dice è sopravvissuto a molti Papi e a molti politici, un giorno colse l´afflato e coniò : "il potere logora chi non ce l´ha!". Se l´assioma é potere= politica allora vien facile capire che in realtà la contrapposizione dura, quella di cui l´Italia è protagonista più di ogni altro paese in Europa, non giova né all´operaio della fiat, ne al piccolo borghese berlusconiano. Gli unici che hanno interesse nello scontro politico sono coloro i quali aspirano alle poltrone e quelli che di questo devono scrivere sui giornali. Non vi é nessuna ideologia di fondo se non la la pura lotta per il potere e chi si deve sentire logorato è lo schieramento che non riesce a vincere, non certo l´operaio leghista di Brescia travolto dai cinesi o Pasqualino di Castellamare che si lamenta di non riuscire a trovare una donna perché il Cavaliere Berlusconi se l´è pigliate tutte isse!

Scrittura in corso...

giovedì 4 marzo 2010

8 Marzo non ti conosco!

Scrivere dell´8 Marzo sarebbe come regalare tempo al tempo stesso: operazione inutile! Quindi questo post rimane pressocchè vuoto di parole e forse è meglio così visto lo scarso numero di lettori... di lettrici. Però una cosa voglio dirla visto che mi è concesso: che la festa sia con voi andate...

Diego Rossi: un pezzo per il tuo blog.

Ciao Gianni; un pezzo per il tuo blog ? Non sapevo che tu avessi un blog; mitico !
Cosa potrei scrivere per il tuo blog ? Non so; senz'altro su un blog si può scrivere di tutto, altrimenti perché li avrebbero inventati se non per dare la possibilità a tutti coloro che vogliono dire qualcosa di poter esprimere questo qualcosa e condividerlo con molti.
Un blog...sei proprio un homo tecnologicus Gianni.
Vediamo un po'...potrei parlare di me, ma sarebbe troppo lungo e difficile, nonché poco interessante; oppure potrei parlare del tempo che passa, o dell' amore, della disoccupazione, della crisi finanziaria oppure della situazione politica italiana o di Vietri...
Il fatto è che a volte hai tante cose da dire e tanti pensieri che è come se si creasse un intasamento che non ti fa dire più nulla; quando hai tanto da dire è come se non avessi nulla se non risolvi l'ingorgo di pensieri o se non riesci almeno ad ordinarli.
Poi la possibilità di essere pubblicato su internet e quindi di poter essere letto potenzialmente da tantissime persone accentua il desiderio di trattare un argomento interessante, in modo che il lettore si possa appassionare, e chi scrive possa fare una bella figura.
Certo mi rendo conto che tu mi abbia chiesto di scrivere un pezzo, e questo pezzo non necessariamente debba essere un argomento serioso o difficile, ma basta che sia un pezzo carino, sensato ed interessante, nonché scritto bene...
E' bello il fatto che ognuno possa inserire il proprio blog nella rete e riempirlo dei contenuti più disparati; è come se ognuno creasse il proprio giornale, la propria voce nell'ambito della rete: trovo ciò altamente democratico. Ovviamente in accordo con le fondamentali regole del rispetto per gli altri, del buon gusto e della decenza...
Gianni, ho talmente tanto da dire che in questo momento ho le idee un po' intasate che devo ordinare.
...Ops !! Ma... controllando quello che ho scritto mi rendo conto che il pezzo ce l'ho; ecco, questo è il mio pezzo per il tuo blog.
Ciao...

Diego Rossi

lunedì 1 marzo 2010

I mille volti di facebook: ovvero io ti aggiungo, tu mi aggiungi ma quando si parla?

Giorni fa mi è capitato di leggere un post su saralando.com/blog dal titolo: perché è inutile aggiungermi su facebook". A un certo punto l´autrice scrive :"facebook per me è solo un rumore di fondo... e sto seriamente pensando di suicidarlo".
Volendo analizzare la frase mi viene in mente il che c` azzecca del Tonino nazionale: il verbo suicidare qui è davvero out! A parte il fatto che una persona non può suicidare un´altra -può ammazzarla ma non suicidarla- ma qui si tratta di un social network e quindi semmai ti venisse voglia puoi tutt`al più cancellare l´account. Già cancellare questo è il verbo giusto! L´autrice nel suo tentativo "cervellotico" di spiegare ai quei poveri malcapitati che si son visti rifiutare la sua amicizia su facebook, in realtà non ha fatto altro che giocare al gioco che tanto piace e che più appartiene all´universo femminile e cioè il gioco del "no, a te no", e a nulla servono le lamentele di chi ha mandato messaggi di protesta per l´esclusione: togliere al genere femminile questa prerogativa è come togliere la banana a una scimmia: impossibile!Questo non significa però che tutte le donne adottano un simile comportamento sui social network ma se volessimo ragionare in termini di probabilità, è più probabile che una donna non ti "aggiunga" rispetto a un uomo, a meno che non ti chiami Luca Argentero, Raul Bova, Riccardo Scamarcio allora in quel caso il discorso cambia, cambia eccome! Scherzi a parte... I motivi? Beh possono essere tanti... e fra i tanti sicuramente c`è quello della scarsa dimestichezza con il "mezzo". Già... perché dovete sapere che se la caruccia di turno, quella in cui vi siete imbattuti per caso e di cui sempre per caso avete potuto ammirarne le doti attraverso il casereccio "book fotografico" fortemente vanesio che non è iscritta al partito dei "no tu no" e che partecipa al rituale dell` "io ti aggiungo, tu mi aggiungi" si ritroverà ben presto con un numero così sproporzionato di virtual friends, amici degli amici, da farle venire il panico da internet ovvero quella sensazione fastidiosa di non essere in grado di gestire o tenere sotto controllo la situazione; quei pochi amici che realmente conosce finiranno col disperdersi nella marea delle attività dei mille e più, la casella dei messaggi di posta si riempirà di frasi di gente di cui non gli importa assolutamente nulla... Si ritroverà coinvolta in giochi assurdi, taggata dappertutto e senza sapere come e dove andrà alla ricerca di qualcuno che gli spieghi come difendersi, come riappropriarsi dello spazio che credeva fosse suo ma che ormai appartiene agli altri! La conoscenza del mezzo, in questo caso di facebook quindi come prerogativa fondamentale per non essere invasi? Certo credo di si! Se noi sapessimo che, in caso di persone troppo invadenti abbiamo la possibilità di bloccarle, che possiamo addirittura concedere un poke ovvero una sorta di amicizia a tempo, discreta, silenziosa per vedere il suo comportamento; se soltanto sapessimo tante altre cose di facebook allora potremmo iscriverci al partito dell ´io ti aggiungo, tu mi aggiungi senza timore alcuno... Certo rimarrebbe in sospeso la questione che sta nel titolo del mio intervento ovvero: ma quando si parla? Questione non da poco se si considera il fatto che sia pur in modo virtuale facebook rimane fondamentalmente un mezzo di comunicazione nonostante tutto lo sforzo che la maggior parte degli iscritti, me compreso, ci mette per renderlo banale, inutile, financo stupido attraverso quella miriade di interventi di chi, non avendo niente da dire, si limita alla pratica del "cazzeggio" Comunicazione dunque e non socializzazione poiché credo che quest´ultima necessiti l´impiego dei sensi. Per me socializzare significa anche potersi guardare negli occhi in quel Face to Face che non lascia spazio all´immaginario e che una qualsiasi web cam non potrà mai sostituire.


Comunicare attraverso facebook implica però , a sua volta, sostanzialmente due aspetti: uno, come dire , di carattere "ideologico" e uno prettamente pratico. In parole povere: di che cosa si parla e con quale strumento.stify; L`oggetto dell´argomento dunque è di primaria importanza: se a me non interessa quello che tizio scrive difficilmente si instaura un dialogo ma se lo trovo interessante allora come mi metto in contatto? Con i messaggi nella sua casella di posta oppure con gli instant messaging? Io avrei un consiglio da dare e cioè se siete tipi svegli allora è meglio la messaggistica istantanea, ma se avete bisogno di tempo per pensare a ciò che dovete scrivere, se usate solo un dito (di solito l´indice) per digitare sulla tastiera allora è meglio che vi affidiate ai messaggi da mandare nella casella di posta dell´amico, lasciate perdere la chat! A me, poi, snervano i periodi di vacatio, quelli che intercorrono, per esempio, tra una domanda e la risposta possono essere così lunghi da poter andare tre volte al cesso, prendere un caffè al bar, fumarsi una sigaretta e pensare: ".azzo starà facendo? Non si sarà mica addormentato sulla tastiera?". Ma se per caso glielo chiedi non saprai mai la verità, molto probabilmente ti dirà che ha un computer vecchio, un sistema che non funziona... e magari invece il pivello o la pivella sta tentando di chattare con più persone in contemporanea, cosa che aborro! Mi fa venire il mal di testa solo a pensarci.
Facebook o qualsiasi altro social network può, come tante altre cose, avere un suo grado di pericolosità ma possiamo fare in modo che esso ci arrechi il minor danno possibile! Come? Standone lontano - per esempio- oppure cercare di districarsi in mezzo alle molteplici opzioni che riguardano la privacy, imparare ad usarlo un po` come si fa per gli elettrodomestici leggendo le istruzioni per l´uso e le avvertenze. Quello che certamente non possiamo fare è renderci immuni, almeno fino a quando non inventeranno un vaccino!.