Il cortile di giò

lunedì 1 marzo 2010

I mille volti di facebook: ovvero io ti aggiungo, tu mi aggiungi ma quando si parla?

Giorni fa mi è capitato di leggere un post su saralando.com/blog dal titolo: perché è inutile aggiungermi su facebook". A un certo punto l´autrice scrive :"facebook per me è solo un rumore di fondo... e sto seriamente pensando di suicidarlo".
Volendo analizzare la frase mi viene in mente il che c` azzecca del Tonino nazionale: il verbo suicidare qui è davvero out! A parte il fatto che una persona non può suicidare un´altra -può ammazzarla ma non suicidarla- ma qui si tratta di un social network e quindi semmai ti venisse voglia puoi tutt`al più cancellare l´account. Già cancellare questo è il verbo giusto! L´autrice nel suo tentativo "cervellotico" di spiegare ai quei poveri malcapitati che si son visti rifiutare la sua amicizia su facebook, in realtà non ha fatto altro che giocare al gioco che tanto piace e che più appartiene all´universo femminile e cioè il gioco del "no, a te no", e a nulla servono le lamentele di chi ha mandato messaggi di protesta per l´esclusione: togliere al genere femminile questa prerogativa è come togliere la banana a una scimmia: impossibile!Questo non significa però che tutte le donne adottano un simile comportamento sui social network ma se volessimo ragionare in termini di probabilità, è più probabile che una donna non ti "aggiunga" rispetto a un uomo, a meno che non ti chiami Luca Argentero, Raul Bova, Riccardo Scamarcio allora in quel caso il discorso cambia, cambia eccome! Scherzi a parte... I motivi? Beh possono essere tanti... e fra i tanti sicuramente c`è quello della scarsa dimestichezza con il "mezzo". Già... perché dovete sapere che se la caruccia di turno, quella in cui vi siete imbattuti per caso e di cui sempre per caso avete potuto ammirarne le doti attraverso il casereccio "book fotografico" fortemente vanesio che non è iscritta al partito dei "no tu no" e che partecipa al rituale dell` "io ti aggiungo, tu mi aggiungi" si ritroverà ben presto con un numero così sproporzionato di virtual friends, amici degli amici, da farle venire il panico da internet ovvero quella sensazione fastidiosa di non essere in grado di gestire o tenere sotto controllo la situazione; quei pochi amici che realmente conosce finiranno col disperdersi nella marea delle attività dei mille e più, la casella dei messaggi di posta si riempirà di frasi di gente di cui non gli importa assolutamente nulla... Si ritroverà coinvolta in giochi assurdi, taggata dappertutto e senza sapere come e dove andrà alla ricerca di qualcuno che gli spieghi come difendersi, come riappropriarsi dello spazio che credeva fosse suo ma che ormai appartiene agli altri! La conoscenza del mezzo, in questo caso di facebook quindi come prerogativa fondamentale per non essere invasi? Certo credo di si! Se noi sapessimo che, in caso di persone troppo invadenti abbiamo la possibilità di bloccarle, che possiamo addirittura concedere un poke ovvero una sorta di amicizia a tempo, discreta, silenziosa per vedere il suo comportamento; se soltanto sapessimo tante altre cose di facebook allora potremmo iscriverci al partito dell ´io ti aggiungo, tu mi aggiungi senza timore alcuno... Certo rimarrebbe in sospeso la questione che sta nel titolo del mio intervento ovvero: ma quando si parla? Questione non da poco se si considera il fatto che sia pur in modo virtuale facebook rimane fondamentalmente un mezzo di comunicazione nonostante tutto lo sforzo che la maggior parte degli iscritti, me compreso, ci mette per renderlo banale, inutile, financo stupido attraverso quella miriade di interventi di chi, non avendo niente da dire, si limita alla pratica del "cazzeggio" Comunicazione dunque e non socializzazione poiché credo che quest´ultima necessiti l´impiego dei sensi. Per me socializzare significa anche potersi guardare negli occhi in quel Face to Face che non lascia spazio all´immaginario e che una qualsiasi web cam non potrà mai sostituire.


Comunicare attraverso facebook implica però , a sua volta, sostanzialmente due aspetti: uno, come dire , di carattere "ideologico" e uno prettamente pratico. In parole povere: di che cosa si parla e con quale strumento.stify; L`oggetto dell´argomento dunque è di primaria importanza: se a me non interessa quello che tizio scrive difficilmente si instaura un dialogo ma se lo trovo interessante allora come mi metto in contatto? Con i messaggi nella sua casella di posta oppure con gli instant messaging? Io avrei un consiglio da dare e cioè se siete tipi svegli allora è meglio la messaggistica istantanea, ma se avete bisogno di tempo per pensare a ciò che dovete scrivere, se usate solo un dito (di solito l´indice) per digitare sulla tastiera allora è meglio che vi affidiate ai messaggi da mandare nella casella di posta dell´amico, lasciate perdere la chat! A me, poi, snervano i periodi di vacatio, quelli che intercorrono, per esempio, tra una domanda e la risposta possono essere così lunghi da poter andare tre volte al cesso, prendere un caffè al bar, fumarsi una sigaretta e pensare: ".azzo starà facendo? Non si sarà mica addormentato sulla tastiera?". Ma se per caso glielo chiedi non saprai mai la verità, molto probabilmente ti dirà che ha un computer vecchio, un sistema che non funziona... e magari invece il pivello o la pivella sta tentando di chattare con più persone in contemporanea, cosa che aborro! Mi fa venire il mal di testa solo a pensarci.
Facebook o qualsiasi altro social network può, come tante altre cose, avere un suo grado di pericolosità ma possiamo fare in modo che esso ci arrechi il minor danno possibile! Come? Standone lontano - per esempio- oppure cercare di districarsi in mezzo alle molteplici opzioni che riguardano la privacy, imparare ad usarlo un po` come si fa per gli elettrodomestici leggendo le istruzioni per l´uso e le avvertenze. Quello che certamente non possiamo fare è renderci immuni, almeno fino a quando non inventeranno un vaccino!.

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