Il cortile di giò

martedì 24 agosto 2010

Duisburg un mese dopo

Ieri nella redazione dei giornali tedeschi è giunta una lettera aperta della Signora Nadia Zanacchi mamma di Giulia Minola morta schiacciata dalla folla nel tentativo di assistere alla love parade a Duisburg in Germania. Eccone uno stralcio:

Giulia war gerade dabei, zum Konzert zu gehen und zuzuhören, zusammen mit vielen, sehr vielen Jugendlichen, die wie sie Musik lieben.

Als sie mich um Erlaubnis und Rat gefragt hat, hat sie mir erklärt, dass diese Veranstaltung stattfindet im Gedenken an den Fall der Berliner Mauer. Dass diese Loveparade die Verneinung von Mauer ist, von Trennung und Intoleranz. Sie würde nach Deutschland gehen, einer sicheren und organisierten Nation. Sie war euphorisch und glücklich und fand hingegen einen Tunnel und in diesem Angst, Bedrängnis und Tod. Warum?

Menschliche Dummheit, Arroganz und Habgier: Das hat sie gefunden und mit ihr zusammen viele andere Jugendliche, die sich arglos und naiv auf diesen Nachmittag vorbereitet hatten und von der Feier schon so lange geträumt hatten. Jetzt ist nichts mehr geblieben: Nichts.
Sie glaubte an eine friedliche und bessere Welt.

Gerechtigkeit für Giulia und für die anderen Jugendlichen. Gerechtigkeit, Gerechtigkeit.

Cosi inizia la lettera:"Giulia stava andando ad ascoltare un concerto, insieme a tanti, tantissimi giovani che, come lei, amavano la musica. Quando mi ha chiesto il permesso e un parere, mi ha spiegato che era per ricordare la caduta del muro di Berlino, la cancellazione di muri, divisioni, intolleranze, sarebbe andata in Germania, in una nazione sicura, organizzata, precisa. Era entusiasta e felice ma ha trovato invece… un tunnel e in fondo a quello la morte. Perchè? (continua...).
Adesso non è rimasto più nulla, nulla. Credeva in un mondo pacifico e migliore. Giustizia per Giulia e per gli altri giovani. Giustizia, Giustizia".


Dopo la tragedia di Duisburg ho provato ad immaginare in quale situazione si sono venute a trovate quelle centinaia di migliaia di persone strette, ammassate l´una contro l´altra. Un fiume di gente che a malapena riusciva a fare un passo nella calca asfissiante. Ragazzi perbene, mescolati a padri e madri di famiglia ed a giovani e non, già fatti di crac e alcol. Una promiscuità voluta, cercata, concretizzata sotto i tunnel che portano alla spianata (di terriccio) a ridosso della ferrovia, dove Dj ambulanti si scatenavano e scatenavano la folla urlante.
Conosco Duisburg, conosco i luoghi del disastro, una tragedia per certi versi annunciata perché quel posto non è adatto ad accogliere così tante persone in una sola volta. Un ingresso unico in cui si è creato un grosso imbuto dal quale era difficile defluire anche perché privo di uscite laterali.
Ho visto gente camminare sulle teste degli altri, le foto che ho potuto esaminare hanno reso una testimonianza crude e agghiacciante di ciò che è successo.
Per questo accolgo e faccio mio il grido di dolore e di giustizia invocato in questa missiva dalla Signora Zanacchi.
In Germania stanno lavorando per accertarne le responsabilità e per dare una risposta alle famiglie delle vittime. Non credo che faranno sconti a chicchessia.

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