Il cortile di giò

martedì 1 giugno 2010

ALETHEIA

Da un libro uno spunto, da uno spunto un libro: il ciclo non si esaurisce mai. I libri parlano sempre di altri libri -scrisse un giorno Umberto Eco- ed ogni storia racconta una storia già raccontata, una interpretazione di una rappresentazione già rappresentata e già interpretata: non leggiamo nulla di veramente nuovo e di assolutamente vero.
L`illusorietà è ciò che il libro vuole offrire al lettore il quale è messo di fronte ad un mondo che è la riproduzione di un originale che non esiste e che, ironia della sorte, è stato sempre rappresentato. Menzogna dunque, raccontata sulla verità che è ALETHEIA cioè quella che stando alla luce non può essere in alcun modo nascosta.
Non è semplice individuare la verità e forse nessuna metafora riuscirebbe a sopportarne il peso. Ma la meraviglia (come dice Aristotele) colpisce l´uomo, lo costringe a riflettere ed a ricercare. Sicché è dalla meraviglia che nasce la curiosità e da questa, il desiderio di conoscere, ci spinge a formulare domande. Ma cosa si vuole conoscere? Qual è l´oggetto a cui la domanda si rivolge? Nessuno vorrebbe a una qualsiasi domanda una risposta menzognera. La verità è il fine della domanda. Ma se la domanda ha una finalità di fondo (la verità) essa avrà una fine soltanto quando lo scopo sarà raggiunto.
La filosofia che da sempre si occupa della verità, morirà soltanto nel momento in cui le domande che essa pone, avranno come risposta la verità. Il compito della filosofia è quello di gravitare attorno a ciò che può essere detto verità liberandosi dall´apparenza, dalla “produzione”. In tutto questo Socrate è stato un maestro e non ha lasciato nulla di scritto proprio perché “apparenza e “produzione” sono prerogativa del libro. Se dovessi scriverne uno sarebbe una non- verità, una interpretazione di ciò che ho letto e di ciò che mi è apparso; una illusione temporanea che mi inchioderebbe alla scrivania per molte ore e per molte notti che , altrimenti, avrei dedicato ai miei silenzi.

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