Taricone contro Taricone, il ragazzo di Caserta venuto dal nulla, con le idee chiare e una filosofia della vita che rasentava la sfida. Chi lo piange ricorda “o guerriero”, la prima edizione del grande fratello forse l´unica in cui i partecipanti avevano qualcosa da dire. E lui Pietro all´interno della casa (come amava ripetere Daria Bignardi) ha saputo interpretare, più di ogni altro, quello spirito. Contesa, lotta e anche qualche pensiero niente male in una edizione in cui la gatta morta (Marina) e i suoi compagni sono stati i primi e gli ultimi attori di un reality show in cui si parlava molto e si urlava poco, si discuteva facendo discutere. E non è poco.
Un ragazzo ambizioso ma cosciente e per questo consapevole che i suoi muscoli in realtà avevano un handicap e un gap da superare ovvero sollevarsi dalla condizione dell`essere meridionale, un uomo del sud in particolare campano (condizione aggravante più che attenuante). Lo ha fatto attraverso lo studio di dizione e recitazione per potersela giocare alla pari con coloro i quali, come lui, aspiravano alla carriera di attore. Ma ha anche vissuto una vita in “bilico” fatta di eccessi e di sprechi. Una testa da mettere a posto e forse lo ha fatto. Chi lo ha conosciuto lo sa! A lui piacevano le sfide e l´ultima, quella con la morte non l´ha vinta! Ma quanto noi tutti avremmo voluto che la vincesse!
martedì 29 giugno 2010
venerdì 25 giugno 2010
Peccato
Peccato! Perché il calcio sta al popolino come il culo alla camicia. Peccato perché Lippi è stato capace di rendere vano anche l´ultimo brandello di sogno: quello di poter passare il turno con un semplice pareggio. Peccato perché il mister non è riuscito a metabolizzare il fosforo del tanto pesce pescato e mangiato da quel buon marinaio quale dice di essere e si sa che la carenza di fosforo annebbia la mente.
Oggi ho visto undici giovanotti giocare a nascondino. Un continuo allontanarsi da quel Jabulani talmente criticato che i giocatori avranno pensato meglio toccarlo il meno possibile!
L`immane debacle l´aveva prevista perfino lo stregone di Johannesburg ma i giornalisti della RAI, si sa da buon intellettuali, con sberleffo, non gli hanno creduto. Hanno creduto,invece, a Lippi maestro senza bacchetta di uno pseudo gruppo d´orchestra stonato e scollato. Tanto scollato da far pensare che l`erba che nell`immaginario di Lippi avrebbero dovuto far mangiare all´avversario se la siano fumata tutta con somma goduria!
Peccato perchè i giornalisti sportivi (in questo caso) hanno perso l´ennesima occasione per dimostrare di non essere “ la penna del padrone” ma evidentemente il calcio e la politica non sono poi tanto distanti e certi temi è meglio non approfondirli. Più che da “penna” hanno fatto da spalla a dei comici (federazione calciatori e tecnico) che nelle intenzioni volevano farci divertire ma che prima hanno fatto ridere contro la Nuova Zelanda e poi hanno finito per farci piangere contro la Slovacchia e a nulla valgono le assunzioni di responsabilità di Lippi perché dopodomani sarà già al mare senza correre il rischio di essere cacciato: si era già congedato prima di partire per il Sudafrica!
L´album panini per chi non lo sapesse è famoso anche all´estero ma, per completezza di informazioni, visto che oggi va tanto di moda dichiarare lo stipendio, sarebbe bello che accanto alle figurine oltre che al peso e all`altezza del calciatore si aggiungesse anche il guadagno; sarebbe un modo alla moda per rinfrescare la memoria di quanti alla fine dell´estate vanno a ritirare l´abbonamento della squadra del cuore che paradossalmente il più delle volte un cuore non ce l´ha!
Oggi ho visto undici giovanotti giocare a nascondino. Un continuo allontanarsi da quel Jabulani talmente criticato che i giocatori avranno pensato meglio toccarlo il meno possibile!
L`immane debacle l´aveva prevista perfino lo stregone di Johannesburg ma i giornalisti della RAI, si sa da buon intellettuali, con sberleffo, non gli hanno creduto. Hanno creduto,invece, a Lippi maestro senza bacchetta di uno pseudo gruppo d´orchestra stonato e scollato. Tanto scollato da far pensare che l`erba che nell`immaginario di Lippi avrebbero dovuto far mangiare all´avversario se la siano fumata tutta con somma goduria!
Peccato perchè i giornalisti sportivi (in questo caso) hanno perso l´ennesima occasione per dimostrare di non essere “ la penna del padrone” ma evidentemente il calcio e la politica non sono poi tanto distanti e certi temi è meglio non approfondirli. Più che da “penna” hanno fatto da spalla a dei comici (federazione calciatori e tecnico) che nelle intenzioni volevano farci divertire ma che prima hanno fatto ridere contro la Nuova Zelanda e poi hanno finito per farci piangere contro la Slovacchia e a nulla valgono le assunzioni di responsabilità di Lippi perché dopodomani sarà già al mare senza correre il rischio di essere cacciato: si era già congedato prima di partire per il Sudafrica!
L´album panini per chi non lo sapesse è famoso anche all´estero ma, per completezza di informazioni, visto che oggi va tanto di moda dichiarare lo stipendio, sarebbe bello che accanto alle figurine oltre che al peso e all`altezza del calciatore si aggiungesse anche il guadagno; sarebbe un modo alla moda per rinfrescare la memoria di quanti alla fine dell´estate vanno a ritirare l´abbonamento della squadra del cuore che paradossalmente il più delle volte un cuore non ce l´ha!
mercoledì 23 giugno 2010
Un felice invidioso
La felicità- qualcuno ha scritto- consiste nel desiderare quello che si ha. Se ho fatto bene i conti posso affermare di non essere felice perché non posseggo nulla che valga la pena di essere desiderato e poi mi piacerebbe tanto avere quello che gli altri posseggono. Non potendo essere felice non mi rimane che invidiare la felicità altrui: sono un felice invidioso e invito tutti ad esserlo perché l´invidia, al contrario dell´odio, è un sentimento positivo, un riconoscere i propri limiti perché essa ci fa desiderare di essere o di avere e quindi ci spinge a migliorare il nostro status. L`odio purtroppo ci fa disprezzare gli altri facendoci sentire i migliori in assoluto.
L`invidia la si prova verso coloro i quali sono migliori di noi, l`odio verso quelli considerati peggiori ma in quest`ultima ipotesi potrebbe essere vero pure il contrario.
L`invidia la si prova verso coloro i quali sono migliori di noi, l`odio verso quelli considerati peggiori ma in quest`ultima ipotesi potrebbe essere vero pure il contrario.
Una stella
Solo una stella lassù
la guardo e ci vedo poca luce
solitaria si spegnerà
come il mio sguardo stanotte.
Persa nel candore
di donna ferita
si avvia a chiudere la porta
e con essa il mio cuore.
la guardo e ci vedo poca luce
solitaria si spegnerà
come il mio sguardo stanotte.
Persa nel candore
di donna ferita
si avvia a chiudere la porta
e con essa il mio cuore.
martedì 22 giugno 2010
Fanciulle del sud
Le acque azzurre del mare
riflettono i raggi biondi del vostro sole
ma quando scende la notte
nemmeno una luce sulla strada.
Prigionia di anime malinconiche e corpi oscuri.
Niente realtà
soltanto sogni gelati
fanciulle del sud.
riflettono i raggi biondi del vostro sole
ma quando scende la notte
nemmeno una luce sulla strada.
Prigionia di anime malinconiche e corpi oscuri.
Niente realtà
soltanto sogni gelati
fanciulle del sud.
giovedì 17 giugno 2010
Ad est sel cuore
Mattini infelici
notti moribonde
senza aiuto a Moskva platz.
Fruscii nelle strade
dove il vento soffia forte
come un cane sciolto
cerco disperato
qualcuno che non c`è.
Io soldato ad est del cuore
perso a Moskva platz.
notti moribonde
senza aiuto a Moskva platz.
Fruscii nelle strade
dove il vento soffia forte
come un cane sciolto
cerco disperato
qualcuno che non c`è.
Io soldato ad est del cuore
perso a Moskva platz.
martedì 15 giugno 2010
Gli azzurri di Lippi
L´avvenimento sportivo più importante di queste settimane è il campionato mondiale di calcio che si svolge in Sudafrica. Pronti via! Ieri gli azzurri guidati da Lippi hanno giocato la prima partita del loro girone contro il Paraguay. L´esordio è stato positivo anche se il risultato di 1-1 non è gratificante per una squadra (l`Italia) che ha prodotto gioco, corso tanto ma che non ha trovato l´uomo di punta capace di finalizzare negli ultimi 30 metri del campo. Certo la partita si era messa in salita; Cannavaro ancora ottimo con i piedi non è più brillante nel gioco aereo e così da un calcio piazzato l´Italia ha subito un goal di testa che poteva essere evitato. Ci ha pensato poi De rossi nel secondo tempo approfittando di una uscita a vuoto del portiere, a pararci dai guai.
È dal mondiale 2002 che l´Italia gioca in 11 contro 12 (a volte anche in nove contro 12) il dodicesimo uomo ovviamente è l´arbitro che anche in questa partita, tanto per non rompere con la tradizione, è stato determinante: inesistente fallo fischiato a Chiellini (da qui il goal dell` avversaria) e un mancato cartellino rosso nei primissimi minuti per un pestone sulla caviglia di Montolivo.
Quando si parla di mondiali di calcio si parla necessariamente di Blatter che sta alla Fifa come il pianeta gaia all´eternità. Una specie di padre padrone semi-eterno che non consegna la coppa all´Italia nei campionati del 2006, non invita il capitano degli azzurri alla cerimonia di apertura di Sudafrica 2010 (al suo posto un francese) e non è presente alla prima partita dei campioni in carica come vuole la prassi. Di commenti sul capo (Blatter ) ne è piena la rete e non voglio aggiungerne altri, anche perché non ho avvocati alle spalle, credo però che sia arrivato il momento per l´Italia calcistica, quella federale, di pretendere rispetto anche a colpi di carta bollata se necessario!
Io non temo la presunta inconsistenza dell´Italia, temo invece i giochi di palazzo, gli arbitraggi pazzi; quelli che dicono la loro e vedono la partita alla fantozzi davanti a una birra gelata, un frittatone di cipolla e rutto libero; gli opinionisti e giornalisti da strapazzo specie quelli della rai sempre più spiritosi nelle intenzioni ma che poi non fanno ridere affatto dimenticando spesso che il calcio è si fatto con i piedi ma che ha una sua logica e una coerenza che ai più sfugge.
Cosa aggiungere… Per adesso (vuvuzela a parte) solo un buon mondiale a tutti: belli e brutti.
È dal mondiale 2002 che l´Italia gioca in 11 contro 12 (a volte anche in nove contro 12) il dodicesimo uomo ovviamente è l´arbitro che anche in questa partita, tanto per non rompere con la tradizione, è stato determinante: inesistente fallo fischiato a Chiellini (da qui il goal dell` avversaria) e un mancato cartellino rosso nei primissimi minuti per un pestone sulla caviglia di Montolivo.
Quando si parla di mondiali di calcio si parla necessariamente di Blatter che sta alla Fifa come il pianeta gaia all´eternità. Una specie di padre padrone semi-eterno che non consegna la coppa all´Italia nei campionati del 2006, non invita il capitano degli azzurri alla cerimonia di apertura di Sudafrica 2010 (al suo posto un francese) e non è presente alla prima partita dei campioni in carica come vuole la prassi. Di commenti sul capo (Blatter ) ne è piena la rete e non voglio aggiungerne altri, anche perché non ho avvocati alle spalle, credo però che sia arrivato il momento per l´Italia calcistica, quella federale, di pretendere rispetto anche a colpi di carta bollata se necessario!
Io non temo la presunta inconsistenza dell´Italia, temo invece i giochi di palazzo, gli arbitraggi pazzi; quelli che dicono la loro e vedono la partita alla fantozzi davanti a una birra gelata, un frittatone di cipolla e rutto libero; gli opinionisti e giornalisti da strapazzo specie quelli della rai sempre più spiritosi nelle intenzioni ma che poi non fanno ridere affatto dimenticando spesso che il calcio è si fatto con i piedi ma che ha una sua logica e una coerenza che ai più sfugge.
Cosa aggiungere… Per adesso (vuvuzela a parte) solo un buon mondiale a tutti: belli e brutti.
lunedì 14 giugno 2010
Ancora una ragione
Come potrei annegare
il sorriso infermo
che leggete sul mio viso
come potrei fermare
il vento che ogni cosa
devasta e rigenera,
rinunciare non si può
perchè già la stagione
volge
ed il profumo del vecchio soltanto
rimarrà di un ricordo sfiorito...
come potrei col pensiero
distruggere l´emozione povera di un gioco...
ancora una ragione
nei tuoi occhi di seta.
(Antonio Salomone).
il sorriso infermo
che leggete sul mio viso
come potrei fermare
il vento che ogni cosa
devasta e rigenera,
rinunciare non si può
perchè già la stagione
volge
ed il profumo del vecchio soltanto
rimarrà di un ricordo sfiorito...
come potrei col pensiero
distruggere l´emozione povera di un gioco...
ancora una ragione
nei tuoi occhi di seta.
(Antonio Salomone).
mercoledì 9 giugno 2010
Il muro
Il muro che divideva la spiaggia
mi nascose agli sguardi fuggevoli.
Pensai al mio primo amore mai amato
ai lunghi viaggi mai viaggiati.
Domandai di me stesso e dei miei diciott´anni
ma il silenzio prese il posto
della solitudine amica.
mi nascose agli sguardi fuggevoli.
Pensai al mio primo amore mai amato
ai lunghi viaggi mai viaggiati.
Domandai di me stesso e dei miei diciott´anni
ma il silenzio prese il posto
della solitudine amica.
Marilyn
Poveri manovali stanchi
si riflettono negli occhi celesti
di una donna i cui lineamenti ricordano
Marilyn Monroe, biondi capelli e
gambe chiare sotto i quartieri dove
ogni sera intorno ai fuochi
si scioglie il trucco di puttane confuse
tra l´indifferenza solenne di sudori passeggeri
o di smorti baci.
La donna che vagamente
ricorda Marilyn posa,
vincendo ogni vile orgoglio,
gli occhi su quelle carni sfrenate
ed un senso di acre tristezza
pervade la città gonfiandola di
un pensiero umano e fuggitivo.
(A. Salomone)
si riflettono negli occhi celesti
di una donna i cui lineamenti ricordano
Marilyn Monroe, biondi capelli e
gambe chiare sotto i quartieri dove
ogni sera intorno ai fuochi
si scioglie il trucco di puttane confuse
tra l´indifferenza solenne di sudori passeggeri
o di smorti baci.
La donna che vagamente
ricorda Marilyn posa,
vincendo ogni vile orgoglio,
gli occhi su quelle carni sfrenate
ed un senso di acre tristezza
pervade la città gonfiandola di
un pensiero umano e fuggitivo.
(A. Salomone)
Parole e frasi
Ci sono molte funzioni illegali fra cui le situazioni ieratiche della provincia, ma non ci dobbiamo arrendere all´evidenza di una dittatura che non sopraggiunge nuova.
L´alveolo della fatica si ritrova in ognuno di noi e ci attanaglia fino a farci cadere.
Non ci è dato di capire fino in fondo le nostre memorie perché c´è un limite invalicabile nel nostro pensiero che ci rende incapaci di ricordare oltre il lecito. Ma le memorie hanno pure dei sogni che le accompagnano e dei sogni qui devo parlare. Forse tutto questo è un po’ infantile ma soltanto i bambini hanno voglia di scoprire il mondo dall´altro lato, un lato che per gli adulti è poco interessante.
Per parlare dei sogni bisogna produrre parole restando in silenzio.
Nei labirinti oscuri della memoria si annida la storia di un uomo che vive e sopravvive a se stesso. Punta tutto senza rischiare, gioca senza ritirarsi. È un uomo in divisa! In una stanza buia, si affanna un bevitore fra bestemmie e sputi. Passa il tempo e il tempo sorpassa lui e le cose che lo circondano. In un via-vai di idee si perde il bevitore e lascia ogni speranza.
Da un vicolo rivivono fantasmi e vecchi echi… Piccole regine, fanti che girano nella penombra e cercano di respirare. Si proiettano in una realtà completamente opposta come se si rivoltasse una giacca ormai consunta e ci si accorgesse di possederne una nuova, pur essendo, questa, sempre la stessa per poi morire senza rimpiangere la vita e la libertà di essere stati a lungo caporali di un esercito sempre vincente nelle infinite battaglie.
Mg. Non ha chiamato, forse è meglio così. Proverò a ricostruire un piccolo battito e a distinguerlo fra rumori più grandi. C´è una sorta di malumore che mi accompagna in questo lungo viaggio fatto di rimorsi per ciò che è stato. Ma non bisogna essere così ermetici per descrivere una verità che mi appartiene o che pensavo mi appartenesse. Il mondo si stinge e la realtà è un vocabolo difficile da definire. La cabala mi segue ed ogni cosa è un numero, una formula del tipo: pn = n(n-1)(n-2)(n-3), basta attenderne le combinazioni. Chissà quante ce ne sono nelle parole! E intanto fuori non c´è più colore, il giorno pian piano annerisce e con esso ogni contorno come se una matita nera stesse passando su un disegno multicolore.
Quanti rumori ci sono nelle parole e quanta retorica nei suoni del vociare! Siamo poeti di noi stessi e delle nostre memorie. Ci commemoriamo ancor prima dell´abbandono!
Persi ed abbandonai la porta del destino. Mi rinchiusi in una stanza e meditai parole e frasi in un limpido cielo. Capii che la vita non desidera l´uomo. Capii molte cose in una stanza. E poi nulla, il vuoto dell´esistere e di nuovo quel cielo e la stanza. Follie di giorni andati e nuvole nel cielo e pioggia sui vetri. Toccarsi fino a farsi male in un circolo di idee e di passioni; il tutto senza rimorsi. Possono gli altri uccidere il mio cuore e farla finita?
L´alveolo della fatica si ritrova in ognuno di noi e ci attanaglia fino a farci cadere.
Non ci è dato di capire fino in fondo le nostre memorie perché c´è un limite invalicabile nel nostro pensiero che ci rende incapaci di ricordare oltre il lecito. Ma le memorie hanno pure dei sogni che le accompagnano e dei sogni qui devo parlare. Forse tutto questo è un po’ infantile ma soltanto i bambini hanno voglia di scoprire il mondo dall´altro lato, un lato che per gli adulti è poco interessante.
Per parlare dei sogni bisogna produrre parole restando in silenzio.
Nei labirinti oscuri della memoria si annida la storia di un uomo che vive e sopravvive a se stesso. Punta tutto senza rischiare, gioca senza ritirarsi. È un uomo in divisa! In una stanza buia, si affanna un bevitore fra bestemmie e sputi. Passa il tempo e il tempo sorpassa lui e le cose che lo circondano. In un via-vai di idee si perde il bevitore e lascia ogni speranza.
Da un vicolo rivivono fantasmi e vecchi echi… Piccole regine, fanti che girano nella penombra e cercano di respirare. Si proiettano in una realtà completamente opposta come se si rivoltasse una giacca ormai consunta e ci si accorgesse di possederne una nuova, pur essendo, questa, sempre la stessa per poi morire senza rimpiangere la vita e la libertà di essere stati a lungo caporali di un esercito sempre vincente nelle infinite battaglie.
Mg. Non ha chiamato, forse è meglio così. Proverò a ricostruire un piccolo battito e a distinguerlo fra rumori più grandi. C´è una sorta di malumore che mi accompagna in questo lungo viaggio fatto di rimorsi per ciò che è stato. Ma non bisogna essere così ermetici per descrivere una verità che mi appartiene o che pensavo mi appartenesse. Il mondo si stinge e la realtà è un vocabolo difficile da definire. La cabala mi segue ed ogni cosa è un numero, una formula del tipo: pn = n(n-1)(n-2)(n-3), basta attenderne le combinazioni. Chissà quante ce ne sono nelle parole! E intanto fuori non c´è più colore, il giorno pian piano annerisce e con esso ogni contorno come se una matita nera stesse passando su un disegno multicolore.
Quanti rumori ci sono nelle parole e quanta retorica nei suoni del vociare! Siamo poeti di noi stessi e delle nostre memorie. Ci commemoriamo ancor prima dell´abbandono!
Persi ed abbandonai la porta del destino. Mi rinchiusi in una stanza e meditai parole e frasi in un limpido cielo. Capii che la vita non desidera l´uomo. Capii molte cose in una stanza. E poi nulla, il vuoto dell´esistere e di nuovo quel cielo e la stanza. Follie di giorni andati e nuvole nel cielo e pioggia sui vetri. Toccarsi fino a farsi male in un circolo di idee e di passioni; il tutto senza rimorsi. Possono gli altri uccidere il mio cuore e farla finita?
sabato 5 giugno 2010
Aforisma (quasi)
Il Papa ha dichiarato che per i preti pedofili l`inferno sarà più duro ed io, nel mio piccolo, aggiungo che con questa società, il Paradiso, in futuro, sarà meno affollato!
venerdì 4 giugno 2010
Il venditore ambulante
Tra i vicoli che spaccano
il cielo di Napoli vola
una parola spezzata
frammento d´umanità
gettato nell´aria come
lamento della città
in croce.
Il venditore ambulante
che ogni mattina sogna la roba vecchia
cammina nel sole filtrato
e mentre getta in avanti
le scarpe parla di fame
ai giovani in jeans
che gli stanno intorno.
(Il solito: Antonio Salomone)
il cielo di Napoli vola
una parola spezzata
frammento d´umanità
gettato nell´aria come
lamento della città
in croce.
Il venditore ambulante
che ogni mattina sogna la roba vecchia
cammina nel sole filtrato
e mentre getta in avanti
le scarpe parla di fame
ai giovani in jeans
che gli stanno intorno.
(Il solito: Antonio Salomone)
giovedì 3 giugno 2010
Evviva l´Italia
A chi gli ha chiesto perché il ministro dell`Interno non fosse presente alla parata del 2 Giugno il Presidente della Repubblica Napolitano ha risposto:” chiedetelo a lui“. Mi è venuta in mente la storia di Lucia Massarotto, la donna tricolore, diventata celebre per aver esposto la bandiera italiana dalla sua finestra in riva Sette Martiri a Venezia proprio di fronte al palco dei raduni annuali del popolo padano. Per dodici anni ha potuto farlo, non senza conseguenze però... Adesso è in cerca di una nuova abitazione perchè il suo contratto di locazione è in scadenza e non è in grado di pagare il canone aumentato da 600 a 900 euro al mese.
Mi viene da dire evviva l´Italia, w la Repubblica.
Mi viene da dire evviva l´Italia, w la Repubblica.
martedì 1 giugno 2010
L´amore che non mi fu dato
La incontrai in una notte di Marzo quando il cielo sembrava promettere. Vidi in lei un pezzo del mio passato e la cercai come si cerca qualcosa che si è perso. Pensai:"tutto si distrugge, tutto si ripete" ma qualcosa di oscuro e banale univa le nostre storie rendendoci protagonisti di un dominio senza fine. Immaginai la sua presenza nella piazza popolata da viaggiatori senza meta e mentre il sole moriva e la luna esitava, ecco che apparve abbracciata da un Luglio afoso. Camminando raggiunsi i suoi occhi e in essi vidi una luce non vera. Arrivammo a casa e sapevo già tutto: l´aria che dal mare soffiò verso terra portò con se racchiuso il segreto di lei così perdutamente immorale.
Abitai il suo corpo senza, per questo, esserne il padrone e, sospinto ai bordi della follia, meditai...
Come due ladri timorosi delle ombre, varcammo anzitempo il nostro tempo per inciderne l´anima con affilate lame d´acciaio.
L´ultima notte, lessi nelle sue parole avanzi di universi sconosciuti, radici sradicate. Pensai all´amore di cent´anni fa, alla morte di sempre, al tempo fermo nelle cornici. Poi di nuovo la piazza e quel Luglio afoso ed io che bruciavo nel fuoco della rabbia, impotente. Né un saluto, né un abbraccio: fuggire l´ombra di noi stessi, attendere la fine come gli occhi il sonno. Noi, folletti appena intravisti nella penombra dell´illusione. La perdevo in un grido taciuto, in una lacrima risparmiata.
Vado a casa, di fuori il sole è alto. Persone e cose sono come morte, i bambini giocano all´innocenza: è un pomeriggio d´estate; Compomarino è lontana.
La luce rossa del tramonto si distende lungo i viali periferici dove cercai l´amore che non mi fu dato e tutto appare stranamente dolce nel pensiero di me pirata caduto per gioco nella polvere. L`avessi capito prima che il mare è una truffa e che tutti i sogni muoiono quando stai per catturarli.
L´eco spenta di ombre lontane, in memoria di un mare ucciso, riempì gli angoli e le cose ma era soltanto dolore, beffarda ironia di un clown.
Sopraggiunsero i giorni ma niente, dietro i vetri, mutava, soltanto il precipitare stanco delle ore.
Andai verso quel luogo, vidi la terra e le sue distese di grano, la chiesa, la piazza. Trovai risposte nel silenzio arcaico di chiese contadine e rumori in cantine dove vecchi fratelli s´incontrano e bevono nell´aria tersa di un luglio color viola. Uomini anteriori alla società che la ragione ha concepito ancora prima di ogni forma collettiva. Uomini soli, contro greggi di case che al cielo si innalzano a simbolo di felicità smarrita. Zaffate di vita lontana mi spinsero su per la salita del boschetto.
C´è aria di festa ma nessun forestiero è benvenuto, contrariamente a quel che c´è scritto sul cartello un attimo prima di entrarci. Sulle soglie delle case, vecchi coi volti trafitti dal tempo; un ragazzo passeggia, ogni tanto si ferma, poi , tra i pensieri di nuovo passeggia. Tradito da ogni affetto continua a lacerarsi, a ferire il giorno ferendo se stesso. Sotto c´è una piazza che andrà a riempirsi di musica e di gente.
Prendo stradine dirute e mi viene in mente il Novembre 80`, c´è ancora traccia di allora. Faccio un giro ma sono stanchissimo. Forse è qui che abita, non la cerco ma vorrei vederla da lontano, gridare il suo nome ma l´emozione fa tacere la voce quando altrimenti esploderebbe e una sigaretta accesa d´abitudine non spiega il mistero del mio silenzio.
E` tempo di tornare a casa, come stritolarci, come scorticarci adesso che hanno ucciso il tuo cuore, ladri di sogni e di coscienze!
A voi gente! Immensamente amo quei suoi capelli, quegli occhi, quelle labbra, ma voi non capite e continuate a stracciarmi il cuore stasera. Immensamente amo la rabbia che urla dentro, le sue lacrime di niente; adoro la mia differenza e la tenerezza dei vecchi, le loro rughe lentamente solcate dalla morte ma voi non capite ed ancora rovinate tutto. Ditemi, allora, quante volte avete pianto di vita, braccato i desideri fino al punto di non desiderarli affatto; ditemi se mai avete scoperto i bambini, giocato con loro a non divenire grandi!
Abitai il suo corpo senza, per questo, esserne il padrone e, sospinto ai bordi della follia, meditai...
Come due ladri timorosi delle ombre, varcammo anzitempo il nostro tempo per inciderne l´anima con affilate lame d´acciaio.
L´ultima notte, lessi nelle sue parole avanzi di universi sconosciuti, radici sradicate. Pensai all´amore di cent´anni fa, alla morte di sempre, al tempo fermo nelle cornici. Poi di nuovo la piazza e quel Luglio afoso ed io che bruciavo nel fuoco della rabbia, impotente. Né un saluto, né un abbraccio: fuggire l´ombra di noi stessi, attendere la fine come gli occhi il sonno. Noi, folletti appena intravisti nella penombra dell´illusione. La perdevo in un grido taciuto, in una lacrima risparmiata.
Vado a casa, di fuori il sole è alto. Persone e cose sono come morte, i bambini giocano all´innocenza: è un pomeriggio d´estate; Compomarino è lontana.
La luce rossa del tramonto si distende lungo i viali periferici dove cercai l´amore che non mi fu dato e tutto appare stranamente dolce nel pensiero di me pirata caduto per gioco nella polvere. L`avessi capito prima che il mare è una truffa e che tutti i sogni muoiono quando stai per catturarli.
L´eco spenta di ombre lontane, in memoria di un mare ucciso, riempì gli angoli e le cose ma era soltanto dolore, beffarda ironia di un clown.
Sopraggiunsero i giorni ma niente, dietro i vetri, mutava, soltanto il precipitare stanco delle ore.
Andai verso quel luogo, vidi la terra e le sue distese di grano, la chiesa, la piazza. Trovai risposte nel silenzio arcaico di chiese contadine e rumori in cantine dove vecchi fratelli s´incontrano e bevono nell´aria tersa di un luglio color viola. Uomini anteriori alla società che la ragione ha concepito ancora prima di ogni forma collettiva. Uomini soli, contro greggi di case che al cielo si innalzano a simbolo di felicità smarrita. Zaffate di vita lontana mi spinsero su per la salita del boschetto.
C´è aria di festa ma nessun forestiero è benvenuto, contrariamente a quel che c´è scritto sul cartello un attimo prima di entrarci. Sulle soglie delle case, vecchi coi volti trafitti dal tempo; un ragazzo passeggia, ogni tanto si ferma, poi , tra i pensieri di nuovo passeggia. Tradito da ogni affetto continua a lacerarsi, a ferire il giorno ferendo se stesso. Sotto c´è una piazza che andrà a riempirsi di musica e di gente.
Prendo stradine dirute e mi viene in mente il Novembre 80`, c´è ancora traccia di allora. Faccio un giro ma sono stanchissimo. Forse è qui che abita, non la cerco ma vorrei vederla da lontano, gridare il suo nome ma l´emozione fa tacere la voce quando altrimenti esploderebbe e una sigaretta accesa d´abitudine non spiega il mistero del mio silenzio.
E` tempo di tornare a casa, come stritolarci, come scorticarci adesso che hanno ucciso il tuo cuore, ladri di sogni e di coscienze!
A voi gente! Immensamente amo quei suoi capelli, quegli occhi, quelle labbra, ma voi non capite e continuate a stracciarmi il cuore stasera. Immensamente amo la rabbia che urla dentro, le sue lacrime di niente; adoro la mia differenza e la tenerezza dei vecchi, le loro rughe lentamente solcate dalla morte ma voi non capite ed ancora rovinate tutto. Ditemi, allora, quante volte avete pianto di vita, braccato i desideri fino al punto di non desiderarli affatto; ditemi se mai avete scoperto i bambini, giocato con loro a non divenire grandi!
ALETHEIA
Da un libro uno spunto, da uno spunto un libro: il ciclo non si esaurisce mai. I libri parlano sempre di altri libri -scrisse un giorno Umberto Eco- ed ogni storia racconta una storia già raccontata, una interpretazione di una rappresentazione già rappresentata e già interpretata: non leggiamo nulla di veramente nuovo e di assolutamente vero.
L`illusorietà è ciò che il libro vuole offrire al lettore il quale è messo di fronte ad un mondo che è la riproduzione di un originale che non esiste e che, ironia della sorte, è stato sempre rappresentato. Menzogna dunque, raccontata sulla verità che è ALETHEIA cioè quella che stando alla luce non può essere in alcun modo nascosta.
Non è semplice individuare la verità e forse nessuna metafora riuscirebbe a sopportarne il peso. Ma la meraviglia (come dice Aristotele) colpisce l´uomo, lo costringe a riflettere ed a ricercare. Sicché è dalla meraviglia che nasce la curiosità e da questa, il desiderio di conoscere, ci spinge a formulare domande. Ma cosa si vuole conoscere? Qual è l´oggetto a cui la domanda si rivolge? Nessuno vorrebbe a una qualsiasi domanda una risposta menzognera. La verità è il fine della domanda. Ma se la domanda ha una finalità di fondo (la verità) essa avrà una fine soltanto quando lo scopo sarà raggiunto.
La filosofia che da sempre si occupa della verità, morirà soltanto nel momento in cui le domande che essa pone, avranno come risposta la verità. Il compito della filosofia è quello di gravitare attorno a ciò che può essere detto verità liberandosi dall´apparenza, dalla “produzione”. In tutto questo Socrate è stato un maestro e non ha lasciato nulla di scritto proprio perché “apparenza e “produzione” sono prerogativa del libro. Se dovessi scriverne uno sarebbe una non- verità, una interpretazione di ciò che ho letto e di ciò che mi è apparso; una illusione temporanea che mi inchioderebbe alla scrivania per molte ore e per molte notti che , altrimenti, avrei dedicato ai miei silenzi.
L`illusorietà è ciò che il libro vuole offrire al lettore il quale è messo di fronte ad un mondo che è la riproduzione di un originale che non esiste e che, ironia della sorte, è stato sempre rappresentato. Menzogna dunque, raccontata sulla verità che è ALETHEIA cioè quella che stando alla luce non può essere in alcun modo nascosta.
Non è semplice individuare la verità e forse nessuna metafora riuscirebbe a sopportarne il peso. Ma la meraviglia (come dice Aristotele) colpisce l´uomo, lo costringe a riflettere ed a ricercare. Sicché è dalla meraviglia che nasce la curiosità e da questa, il desiderio di conoscere, ci spinge a formulare domande. Ma cosa si vuole conoscere? Qual è l´oggetto a cui la domanda si rivolge? Nessuno vorrebbe a una qualsiasi domanda una risposta menzognera. La verità è il fine della domanda. Ma se la domanda ha una finalità di fondo (la verità) essa avrà una fine soltanto quando lo scopo sarà raggiunto.
La filosofia che da sempre si occupa della verità, morirà soltanto nel momento in cui le domande che essa pone, avranno come risposta la verità. Il compito della filosofia è quello di gravitare attorno a ciò che può essere detto verità liberandosi dall´apparenza, dalla “produzione”. In tutto questo Socrate è stato un maestro e non ha lasciato nulla di scritto proprio perché “apparenza e “produzione” sono prerogativa del libro. Se dovessi scriverne uno sarebbe una non- verità, una interpretazione di ciò che ho letto e di ciò che mi è apparso; una illusione temporanea che mi inchioderebbe alla scrivania per molte ore e per molte notti che , altrimenti, avrei dedicato ai miei silenzi.
Iscriviti a:
Post (Atom)