Il cortile di giò

giovedì 27 ottobre 2011

L´anima e il suo destino di Vito Mancuso


Ho pensato spesso di voler recensire questo libro letto alcuni anni fa ma non ho mai avuto il tempo necessario per farlo. Sì perché l`anima e il suo destino di Vito Mancuso è uno di quei saggi che appassionano. Chi non si è mai posto domande esistenziali. Forse tutti prima o poi nella vita si sono fermati a pensare o si sono interrogati su temi filosofici religiosi. Il professore Vito Manccuso da teologo ovvero da colui il quale fa ragionamenti su Dio e sugli uomini con questo scritto tenta di far comprendere ai non addetti ai lavori, il destino degli uomini dopo la morte. Lo fa partendo dall´assioma che il genere umano è dotato di anima spirituale e soprattuto tenta di spiegarlo da teologo laico cioè da colui il quale non "risponde" alla chiesa cattolica ed alla sua dottrina che anzi in alcuni punti diverge profondamente dai suoi convincimenti anche se egli più volte afferma che il suo pensiero è un pensiero cattolico di un figlio della chiesa cattolica.

Il libro ha una lunga introduzione d´intenti, si snoda attraverso capitoli che affrontano il mistero dell´anima ed il suo destino.
Per Mancuso dentro il termine anima, che dal greco significa soffio, vento, vi è racchiusa tutta la complessità del genere umano e quando si parla di anima ci si riferisce ad una incognita x che è il risultato dell´uomo al netto del mondo: se si sottrae all´uomo tutto quanto proviene dalla materia mater ecco l´anima. Sbagliato secondo l´autore considerare però l´anima come una entità esterna cioè che pre-esiste al copro: essa è un tutt´uno, è inscindibile e l´energia (lo spirito) di cui è intrisa fa si che essa diventi anima spirituale.
L`anima poi è distinta in vari livelli fra cui i primi due sono l´anima vegetativa che è propria delle piante e l´anima sensitiva più appropriata al mondo animale. Man mano che si sale nella scala evolutiva gli animali presentano un anima più articolata, più elaborata e sensibile. Nel genere umano l´anima sensitiva è associata all´aspetto caratteriale, temperamentale, mentre l´anima razionale fa riferimento a quel valore aggiunto che si chiama intelletto di cui l`uomo è dotato. L´anima razionale ci viene fornita dalla famiglia di origine a sua volta influenzata dalla provenienza geografica e dal contesto sociale. Dall´anima razionale o meglio dall´energia dell´anima razionale o meglio ancora dallo spirito dell´anima razionale nascono per esempio i capolavori musicali di Mozart, i quadri di Van Gogh, le teorie einstiane... Non manca di certo pure il lato romantico dello spirito che è rappresentato dal cuore definito organo spirituale per eccellenza. Col cuore ci si dedica al sentimento dell´amore che è fusione di due anime.

L´origine dell´anima:

Mancuso condivide la teoria di coloro i quali sostengono che l´anima nasce insieme al corpo e non ci viene fornita da Dio come accessorio esterno. Pertanto non è accettata nessuna teoria riguardante la transmigrazione delle anime e relative vite precedenti con altre sembianze.
Tommaso d´aquino afferma che le anime vengono create nello stesso tempo in cui vengono infuse nei corpi e la dottrina cattolica afferma proprio questo ma si spinge oltre dicendo che in essa ovvero nella sua creazione non vi è alcun concorso dei genitori mentre per il teologo Mancuso il dogma non è accettabile. Lui pensa sì che l´anima sia una creazione di Dio ma in concorso coi genitori e non solo, egli afferma che nulla viene direttamente da Dio ma tutto viene indirettamente da Dio attraverso la mediazione del mondo. Pertanto Dio crea l´anima ma sono i genitori a generarla.

Immortalità dell´anima:

Con l´assioma: l`anima è immortale quando raggiunge un livello spirituale il professore Mancuso intende dire che un`anima "grezza" non può sopravvivere al corpo quindi c´è bisogno ch´essa acceda al livello della spiritualità. Come? Le strade sono due ovvero socialmente e culturalmente l´anima diventa spirituale ed è in questa dimensione che essa assume il carattere dell´immortalità. Chi si eleva nel sociale e nel culturale ha un´anima immortale mentre per tutti gli altri c´è ancora una speranza ed è quella di ricevere lo spirito, una sorta di simbiogenesi. Genitori, nonni, parenti amici con l´amore possono generare spirito.
L´anima spirituale quando si spende ed è in armonia con il "principio ordinatore" allora è destinata al paradiso, quando essa va contro allora viene punita temporaneamente (nell´invenzione purgatorio) e ancora temporaneamente (nell´inferno).
Il principio ordinatore sta ad indicare un mondo che ha una sua logica che prescinde dalla volontà ed è pertanto impersonale, esso non risponde a Dio, al suo volere per volontà del Dio stesso.
Un´anima spirituale immortale è eterna ma l´eterno non è una cosa che viene dopo: siamo già parte dell´eternità. Quando diciamo che il tempo passa in realtà vogliamo dire che siamo noi che passiamo, il tempo misura soltanto il nostro divenire, la nostra trasformazione. Insomma la vita eterna inizia già adesso nel presente, dal momento in cui veniamo al mondo e continua nel divenire, un divenire che il tempo misura.

La salvezza dell´anima


L´uomo nasce peccatore e quindi va salvato con la religione. Il cristianesimo ci sottrae a questa condizione, ci libera dal peccato originale. Ma su questo il professore non concorda. Egli afferma che non vi è nessun peccato, nessuna colpa che preesiste sulla nostra vita. Si tratta soltanto di condizione umana ch´è fatta di imperfezione, sistematicamente corrotta e bisognosa di essere educata, corretta, disciplinata. Ciò che salva l´uomo per Mancuso non è il battesimo (nel caso del cristianesimo) ma è l´"ingresso" della dimensione umana in quella spirituale. Ciò che salva è il bene, la purezza del cuore,il senso di giustizia etc. Tutte espressioni dello spirito: l´uomo giusto è colui il quale compie del bene per amore del bene e ciò che salva è l´adesione incondizionata dell´anima al bene.
C´è antinomia tra il pensiero che vede la salvezza dell´anima attraverso l´adesione ad una osservanza religiosa e quello che invece vede nella vita concreta e nelle sue azioni l´unica via per per la salvezza.

La morte :

la morte è espressione del divenire della vita in terra ma è anche parte integrante della vita stessa. Accettare la vita significa necessariamente accettare la morte.
Spesso gli uomini non fanno i conti con essa, la rifuggono come un orrore. Bisognerebbe imparare a morire diceva Platone. Per Wittgenstein chi teme la morte vive una vita cattiva.
Tutte le dottrine filosofiche e religiose ci dicono d´imparare ad accettare la morte che non è amarla più della vita ma è più semplicemente rispettarla. Per imparare ad accettare la morte bisognerebbe esercitarsi quotidianamente al pensiero di essa. Con la morte c´è l´incontro con Dio. Chi ha generato bene e vi è rimasto fedele non ha da temere il suo giudizio. Non c´è posto per la resurrezione dei corpi soltanto l´anima ha una dimensione eterna che rifugge dal concetto spazio-tempo.

Il paradiso:

Un uomo giusto quando muore pone fine alla sua vita fisica ma continua con la sua vita spirituale in una nuova dimensione.
L´uomo nella sua vita terrena attraverso le idee imposta il proprio modo di vivere. Ognuno ha la propria idea guida e su questa idea procederà il suo divenire. Se egli pensa di arricchirsi la sua idea guida sarà dunque la ricchezza, se pensa ai viaggi l´idea sarà l´avventura etc. ma c`è una sola idea che prescinde dal pensiero, ch`è li, fuori dalla dimensione spazio-temporale ed è l´idea del bene. Ecco, se la coscienza umana s´impossessa dell´idea del bene allora il paradiso l`attende perché essa è in armonia con l´ordine. Il paradiso è comunione di anime. Se invece c`è conflitto tra l´idea del bene e il proprio modo di vivere si va incontro al purgatorio dove questo conflitto va risolto, purificato. Per coloro i quali impostano la loro vita con idee che ostacolano il bene e la sua armonia allora c´è solitudine: l`inferno che tuttavia non è condizione eterna e per meritarsi questa condizione l´ anima dev essere profondamente e costantemente in discordia col bene.


Dopo questo riassunto concludo con un forte senso di approvazione in merito al "ragionamento" del teologo Vito Mancuso.

Per Mancuso, in ultima analisi, Dio non ha plasmato l´uomo. Esso trae origine dalla materia-mater fonte autonoma di tutte le forme di vita. Nell´universo vi è un principio ordinatore che trascina il bene. Chi è dalla parte di questo ordine sta nel bene, per opposto chi sta nel male gravita nel disordine.

I quattro punti di disaccordo con la dottrina cattolica sono:
1 Creazione dell´anima umana senza concorso dei genitori.
2 Peccato originale.
3 Resurrezione della carne.
4 Dannazione eterna nell´inferno.

Interesantissimo è il concetto di un Dio che non ha volto, che preesiste alla mater mater sì, ma che è un Dio che non interviene nelle vicissitudini dell´uomo e che non governa i processi cosmici. Proprio in quest`ultimo concetto credo vi sia la novità e il coraggio del teologo.

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